disturbo del sistema immunitario caratterizzato da uno squilibrio della reattività immunologica, che determina reazioni anomale al contatto con determinate sostanze (allergeni). L’allergia è in parte determinata geneticamente attraverso il contributo di più geni (ereditarietà poligenica), in parte determinata dall’ambiente (esposizione ad allergeni). Il sistema immunologico, di fronte a molecole di sostanze che provengono dall’esterno dell’organismo, è in grado di riconoscere quelle innocue, che vengono ignorate, da quelle potenzialmente dannose. In presenza di elementi estranei che vanno allontanati, come batteri e virus o tossine, il sistema immunitario si attiva ed elimina gli agenti dannosi per mezzo di anticorpi o linfociti citotossici. Questa reazione comporta una reazione infiammatoria iniziale che si spegne rapidamente. Nel soggetto allergico invece, il sistema immunitario reagisce contro sostanze che non sono necessariamente dannose, e che non suscitano alcuna reazione nel soggetto non allergico. Questa reazione anomala – detta appunto allergica, cioè reazione diversa, inaspettata – è accompagnata da un’infiammazione vivace e prolungata, che segna le caratteristiche cliniche di tali reazioni.
Sistema immunitario e reazione allergica
Il compito di sorveglianza immunologica, riconoscimento, reattività, neutralizzazione o eliminazione è affidato ai linfociti T e B. In circostanze normali i linfociti T sono capaci di valutare il pericolo rappresentato da una sostanza estranea. Se questo sistema di riconoscimento si altera, una sostanza innocua può essere scambiata per una dannosa: essa funziona allora da allergene e innesca una risposta immunologica che conduce all’attivazione di cellule e alla liberazione di mediatori diversi in relazione alla natura dell’allergene. Alcuni allergeni stimolano in modo caratteristico una risposta principalmente cellulare con attivazione dei linfociti T, che a loro volta producono mediatori chimici, responsabili dell’arrossamento, dell’aumento di temperatura, del gonfiore e del dolore nella sede dell’infiammazione. Una condizione nella quale si innesca un meccanismo di questo tipo è, per esempio, la dermatite da contatto (malattia su base allergica della pelle), che si manifesta dopo il contatto con sostanze normalmente innocue come cosmetici, metalli, vegetali ecc. Le reazioni allergiche di questo tipo si manifestano dopo 48 ore dal contatto con l’antigene e per questo si parla di ipersensibilità ritardata. Quando invece la reazione allergica si manifesta in modo violento dopo pochi secondi o pochi minuti dal contatto con l’allergene si parla di ipersensibilità immediata, che è dovuta alla presenza di una specifica classe di immunoglobuline, le IgE. Nel soggetto allergico si verifica una eccessiva produzione di IgE, che è dovuta all’eccessiva proliferazione di una sottoclasse di linfociti T, detti Th2, che, se attivati, producono linfochine particolari – come l’interleuchina 4 – che promuovono la produzione di IgE da parte dei linfociti B. Le IgE sono anticorpi prodotti anche in condizioni normali, ma solo in piccola quantità. Nei soggetti allergici, invece, la loro concentrazione nel sangue è di solito molto elevata. Una volta prodotte in seguito allo stimolo antigenico, le IgE si fissano alla superficie di altre cellule, i mastociti, localizzati nei tessuti connettivi, che contengono sostanze capaci di indurre rapidamente una reazione infiammatoria, come l’istamina. Quando l’allergene si combina con le IgE fissate alla superficie, il mastocita si attiva, liberando l’istamina che a sua volta dà inizio all’evento infiammatorio (orticaria, asma, rinite). Contemporaneamente altre cellule dell’infiammazione vengono attivate e reclutate nella sede della reazione allergica, con liberazione di altri mediatori.
Manifestazioni cliniche dell’allergia
Alcune sostanze (istamina, eparina, serotonina, prostaglandine, leucotrieni) provocano tutte le manifestazioni cliniche dell’allergìa: i dolori addominali e la diarrea nelle allergìe alimentari; il dolore e il prurito nella dermatite da contatto; il prurito degli occhi e delle vie nasali, gli starnuti, la lacrimazione e il naso gocciolante nel raffreddore da fieno; le difficoltà respiratorie nell’asma; la reazione anafilattica. Le sostanze che possono provocare un’allergìa sono moltissime e di natura diversa. Spesso si tratta di pollini o di spore di muffe o di funghi (raffreddore da fieno), oppure di farmaci. Soprattutto nei casi in cui i sintomi di un raffreddore allergico (cioè con frequenti starnuti e secrezione nasale acquosa) si manifestino per tutto l’anno, la causa è di solito da ricercare in qualche elemento dell’ambiente casalingo: per esempio, i peli di un animale domestico oppure gli acari della polvere di casa, che abbondano nei materassi, nei cuscini o nelle tappezzerie. Normalmente, un semplice test cutaneo permette di individuare l’allergene che provoca la reazione allergica (vedi allergometria): se il paziente ha già prodotto IgE specifiche per un suo precedente contatto con questo allergene, i mastociti della pelle – che portano sulla loro membrana cellualre le IgE specifiche per quell’allergene – vengono stimolati a liberare le loro sostanze chimiche e in pochi minuti si manifesta una reazione allergica acuta localizzata, con comparsa di una vescicola arrossata e pruriginosa. Il modo più sicuro per non subire la reazione allergica è quello di evitare il contatto con l’allergene, quando esso sia stato individuato. Se è impossibile si agisce in modo che un eventuale contatto non provochi – o almeno attenui – la reazione allergica. Si possono usare tecniche particolari come la desensibilizzazione alla Besredka, o terapie iposensibilizzanti; esistono poi trattamenti farmacologici specifici per le varie forme cliniche.
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