osteoporosi


    Aggiornato il 14 Dicembre 2015

    malattia caratterizzata da una rarefazione progressiva del tessuto osseo, senza necessariamente decalcificazione delle ossa stesse. Si manifesta di solito in modo più evidente a livello dei corpi vertebrali, delle ossa della mano e del collo del femore. L’assottigliamento di questi segmenti scheletrici e la fragilità che ne deriva predispongono alla comparsa di deviazioni della colonna vertebrale (cifoscoliosi) e a fratture del collo del femore. È una condizione che può essere associata a diverse malattie, disturbi ormonali, carenze alimentari, forme ereditarie e all’assunzione cronica di alcuni farmaci (per esempio i cortisonici). La forma di gran lunga più frequente è l’osteoporosi senile, in relazione all’età. Infatti un processo di rarefazione ossea inevitabilmente si accompagna all’invecchiamento e, in pratica, tutti gli individui, oltre i 40-50 anni, hanno un certo grado di osteoporosi. Le donne vengono colpite più precocemente, forse a causa degli squilibri ormonali che seguono alla menopausa. L’osteoporosi si manifesta con sintomi solo quando è abbastanza grave da determinare microfratture o schiacciamento dei corpi vertebrali, con comparsa di dolore alla colonna vertebrale. Nei soggetti anziani, specie di sesso femminile, la frattura del collo del femore può essere provocata semplicemente da un banale passo falso o dal sollevamento di un peso. La terapia si basa sulla somministrazione di calcio (1-1,5 g al giorno) che in alcuni soggetti è in grado di rallentare il processo, ma non di arrestarlo. Altri farmaci usati sono gli estrogeni nelle donne in menopausa, anche questi peraltro con effetti di prevenzione più che di cura della malattia. Usati anche la calcitonina, i fluoruri e soprattutto i difosfonati (per esempio: etidronato, alendronato, pamidronato). Molto importante, come misura di supporto alla terapia farmacologica, sono un’adeguata attività fisica e un’alimentazione equilibrata.