attività involontaria e intermittente della muscolatura dell’utero (miometrio), che facilita la progressione del feto durante il parto. Contrazioni non coordinate e non dolorose si verificano sporadicamente durante la gravidanza e diventano più frequenti nelle ultime settimane. Il progressivo aumento dell’attività uterina al termine della gravidanza è dovuto all’azione di un ormone prodotto dall’ipofisi materna, l’ossitocina, e, secondo studi recenti, delle prostaglandine prodotte dalla decidua uterina. Con il travaglio le contrazioni uterine diventano dolorose (doglie) e sono ben coordinate, progressivamente più frequenti, intense e durature. Le pause, tra una contrazione uterina e l’altra, hanno la funzione di permettere l’irrorazione sanguigna della placenta e diventano via via più brevi. La durata delle contrazioni uterine, rilevabile con la palpazione addominale, varia da 15-20 sec. all’inizio del travaglio a 60-70 sec. in periodo espulsivo. La frequenza è di 4-5 contrazioni uterine ogni 10 minuti nel periodo dilatante, e di 5-6 in quello espulsivo. Con l’espulsione del feto, le contrazioni non sono più dolorose e determinano il secondamento e la retrazione dell’utero. Diminuiscono poi progressivamente per esaurirsi nella prima settimana di puerperio. La suzione del capezzolo da parte del neonato può scatenare contrazioni uterine abbastanza dolorose (morsi uterini).