infezione causata dal fungo microscopico Histoplasma capsulatum, endemica in alcune zone caldo-umide colonizzate da uccelli e pipistrelli (Midwest negli Stati Uniti d’America, Africa). Il fungo viene inalato e giunge fino agli alveoli polmonari, dove determina una intensa reazione infiammatoria granulomatosa, le cui manifestazioni cliniche principali possono essere rappresentate da: (1) pneumopatia acuta, asintomatica o lieve nella maggioranza dei casi, con adenopatia ilare, eritema nodoso ed eritema multiforme; (2) pneumopatia cronica, con dimagrimento progressivo; la radiografia del torace mostra infiltrati fibronodulari apicali; si ha stabilizzazione o miglioramento spontaneo in un terzo dei casi; (3) malattia acuta disseminata, particolarmente frequente nei pazienti immunocompromessi (come in corso di AIDS): si hanno in questo caso febbre, epatosplenomegalia, linfoadenopatia, ittero, anemia e leucopenia, ulcerazioni del cavo orale e delle vie aeree superiori; la radiografia del torace mostra, nella metà dei casi, noduli non confluenti o di aspetto miliariforme; (4) interessamento oculare, con uveite. La diagnosi di istoplasmosi è difficile, e si avvale di procedure sierologiche (condotte sul siero o sul liquor), colturali e istologiche (su biopsia mucosa, cutanea, epatica o linfonodale). La terapia non è necessaria per la forma polmonare acuta, mentre è obbligatoria -con antimicotici – nelle forme croniche disseminate. A tale proposito, essa va differenziata tra pazienti immunocompetenti e pazienti immunocompromessi: nel primo caso, si somministrano amfotericina B o chetoconazolo o itraconazolo; nel secondo caso, si somministra amfotericina B nel primo trattamento della malattia e in seguito amfotericina B o itraconazolo a scopo profilatico a tempo indeterminato.