corpi chetònici


    Aggiornato il 14 Dicembre 2015

    locuzione usata in medicina per indicare alcuni metaboliti (acido acetacetico, acetone, acido b-idrossibutirrico) che si formano nella degradazione catabolica degli acidi grassi. Tale denominazione (talvolta i corpi chetònici vengono detti anche corpi acetonici), benché consacrata dalla pratica, è impropria dato che l’acido b-idrossibutirrico non possiede alcuna funzione chetonica. I corpi chetònici si formano nel fegato a partire dall’acetilcoenzima A. In condizioni normali sono presenti nel sangue in concentrazioni molto piccole (1-3 mg per 100 ml). Trasportati nel rene, vengono in tale sede completamente ossidati. A causa della notevole volatilità, l’acetone viene eliminato prevalentemente per via polmonare con l’aria respirata. Nell’adulto vengono giornalmente sottratti al sangue circa 20 mg di corpi chetònici. Tale processo ha notevole importanza fisiologica, costituendo uno dei fattori renali che favoriscono l’eliminazione degli acidi, il recupero delle basi con cui tali acidi sono legati nel sangue e il mantenimento della riserva alcalina, necessaria all’equilibrio acido-basico. I corpi chetònici rappresentano un’importante sorgente di energia per alcuni tessuti extraepatici, quali i muscoli, il rene, la milza, il testicolo, il pancreas, il cervello. Un elevato consumo di grassi e alcune alterazioni del ricambio glicidico provocano l’aumento di concentrazione dei corpi chetònici nel sangue (chetosi ) e la loro comparsa nelle urine (chetonuria). Ciò può produrre gravi alterazioni dell’equilibrio idro-salino, in particolare acidosi metabolica. Vedi acetonemia.