DOMANDA
Buonasera Professore, In sostanza, dicono i ricercatori guidati da Timothy Wilt, il cui lavoro è stato ripreso con molta evidenza dal quotidiano britannico The Independent e presentato a Parigi durante un congresso di urologia, tra i 731 uomini con tumore alla prostata, seguiti per un arco di tempo di 12 anni, coloro che si erano sottoposti all’intervento avevano avuto benefici davvero modesti, meno del 3% in termini di prolungamento della vita. In alternativa è meglio la brachiterapia, l’hifu o la crio ablazione che sono strumenti operativi senz’altro meno demolitivi per la qualità della vita.Grazie
RISPOSTA
Caro Signore, le rispondo proprio da Londra, dove sono per apprendere nuove metodiche chirurgiche. Le posso solo dire che nei paesi anglosassoni e scandinavi i pazienti con tumore alla prostata, in assenza di fattori prognostici sfavorevoli, vengono inseriti in protocolli di sorveglianza, senza nessun trattamento; il trattamento va modulato in seguito sulla base delle caratteristiche del tumore. La chirurgia va fatta, ma con indicazioni precise.