disturbi comportamentali

    Pubblicato il: 11 Marzo 2012 Aggiornato il: 11 Marzo 2012

    DOMANDA

    Buongiorno Prof. Carpiniello,
    Vorrei un suo parere sulla situazione di mio figlio e
    in particolare sul comportamento che dobbiamo tenere con lui. Non neppure so se e’ pertinente con la sua
    professione o con quella di uno pscologo.
    Ha 28 anni e dall’eta’ di 18 cambiando amicizie e’
    entrato nel mondo degli ultra’e le conseguenti denuncie per le violenze nello stadio.Sicuramente sotto
    l’effetto di droghe, forse per sentirsi importante nel
    gruppo,forse per altri problemi che non abbiamo recepito. Da bambino era molto discolo,oggi sarebbe stato definito un bambino iperattivo,in cerca di attenzioni e sicuramente ansioso.
    E’ stato in carcere per spaccio e attualmente e’ in una comunita’ di recupero.Sembra che abbia capito il male che ha fatto a se stesso e a noi genitori, ma non sappiamo come rapportarci con lui nei colloqui. L’istinto e’ quello di rinfacciargli e farlo sentire in colpa per i danni esistenziali che ci ha causato, ma in comunita’tendono piu’verso un dialogo soft.
    E’ questa la nostra incertezza,perche’ non vorremmo
    sbagliare una seconda volta, quando finira’ questo percorso. La ringrazio, cordiali saluti Rosalba

    RISPOSTA

    gentile signora
    le brevi note biografiche della sua cortese e mail non mi consentono ovviamente di esprimere un parere sulle motivazioni che stanno dietro le manifestazioni comportamentali di suo figlio. L’accenno fatto al comportamento probabilmente iperattivo presente da bambino mi sembra importante,perchè , se così fosse (ma solo un’attenta valutazione clinica attuale e una ricostruzione accurata della storia passata potrebbe dirlo) si aprirebbero importanti varchi alla comprensione.Infatti l’ADHD, così si chiama il disturbo da deficit di attenzione ed iperattività, viene oggi considerato un vero e proprio disturbo psichico dell’età evolutiva, che tende a persistere ,per lo più modificandosi nelle sue manifestazioni nell’età adulta, tra le quali sono comprese alcune di quelle di quelle da lei descritte,inclusa la tendenza all’abuso di sostanze. Al di là di ogni considerazione, pur comprendendo la vostra difficoltà ad accettare i comportamenti di suo figlio e la spinta istintiva ad essere duri con lui, penso che un atteggiamento recriminatorio e di colpevolizzazione non porti da nessuna parte. Sarebbe opportuno che voi stessi, semmai rivolgendovi agli specialisti della comunità dov’è inserito vostro figlio, chiedeste loro un aiuto alla comprensione di vostro figlio, semmai entrando in un programma di sostegno alle famiglie, se non di vero e proprio intervento terapeutico familiare,che viene inserito nel progetto terapeutico riabilitativo di molte comunità per persone con problemi di dipendenza