recidiva tumore prostata

    DOMANDA

    Gentile Professore,
    A seguito di diagnosi di tumore alla prostata con PSA 7,5 e Gleason 7 (4+3),nel marzo 2008, mio padre ha subito una prostatectomia radicale e linfadenectomia pelvica bilaterale. Dopo l’intervento è dichiarato guarito(PSA <0,07).
    Nel marzo 2011,il PSA ricomincia a salire(PSA 0,281). A luglio 2011 arriva a 0,7. Eseguite scintigrafia ossea e TAC con risultati negativi.TRUS: piccola area ipoecogena zona sutura uretra. Viene diagnosticata una recidiva biochimica.
    Da febbr. ad aprile 2012,si sottopone a radioterapia, con effetti collaterali pesantissimi(forti dolori e sanguinamento rettale).Il sanguinamento è stato tale da comportare una grave anemia e da richiedere trasfusioni.Il problema viene risolto grazie a sedute di cauterizzazione dei vasi bruciati dalla radio.
    A settembre 2012,dopo la radioterapia,il valore del PSA era sceso a 0,263.A marzo 2013,il PSA ricomincia a salire. A luglio 2013 è arrivato a 7.
    Si esegue PET con colina.Risultato: presenza di area focale accumulo del tracciante metabolico in corrispondenza di un linfonodo posto in sede iliaca comune di sinistra.
    Si inizia terapia ormonale e si consiglia un nuovo intervento in laparoscopia per togliere il linfonodo malato e la catena linfonodale.
    Vorrei chiederle quale sia il migliore approccio terapeutico e quali siano le prospettive di salute di mio padre
    è consigliabile l’intervento in laparoscopia?
    Intervenire chirurgicamente in una zona che è stata oggetto di radio comporta problemi?
    grazie

    RISPOSTA

    Buongiorno,
    per prima cosa sottolineo che e’ una brutta abitudine definire un paziente oncologico con tumore prostatico guarito, anche se il PSA post chirurgia e’ 0.
    Il rischio di una ripresa di malattia esiste sempre ed in questo caso si e’ presentata fino a disseminazione linfonodale.
    Il ruolo terapeutico di una seconda linfadenectomia estesa in questi casi non e’ sicuro. I dati sono pochi.
    In generale, la presenza di cellule neoplastiche nei linfonodi (soprattutto in un paziente già’ sottoposto a chirurgia) indica che la malattia e’ divenuta sistemica e che quindi dovra’ essere controllata con una terapia sistemica (quella medica di blocco androginico) , più’ che una terapia locale (chirurgica di rimozione dei linfonodi).

    Prof Alessandro Sciarra
    Coordinatore Prostate Cancer Unit
    Policlinico Umberto I
    Universita’ Sapienza
    Roma