Come curare l’ipoacusia

    DOMANDA

    Carissimo Dott. Roberto Teggi, sono una mamma di 42 anni.

    Mia figlia ha problemi all’udito e portandola presso un istituto di Cosenza i dottori hanno certificato che si tratti di IPOACUSIA.

    La cosa più curiosa e preoccuptiva è che i dottori mi hanno comunicato che non ci sono terapie o cure per risolvere il problema di mia figlia.

    Lei ha solo 14 anni e in teoria più cresce e l’udito diventa sempre più debole e solo oggi grazie a questa visita specialistica abbiamo capito finalmente il motivo per cui lei sentiva poco.

    Vi scrivo appunto per chiederle se davvero non si può far niente per l’ipoacusia, con tutte le ricerche e la tecnologia che abbiamo ora nel mondo non penso che non hanno trovato una cura a tutto ciò.

    Aspetto una vostra risposta al più presto carissimo Dottore e spero che almeno lei mi sappia dare una risposta adeguata per quanto riguarda il problema di mia figlia. La ringrazio. Cordiali saluti.

    RISPOSTA

    Le ipoacusie si dividono in trasmissive, legate cioè ad una malattia dell’orecchio medio come un’otite, e neurosensoriali, legate cioè a qualche malattia della coclea; le cellule della coclea che ci servono per sentire i suoni, sono cellule nervose modificate; come i neuroni quando muoiono non si riformano; pertanto un danno a a carico delle cellule della coclea esita in un danno permanente, a meno che non si riesca ad iniziare una terapia precocemente dopo una perdita di funzionalità insorta acutamente (la cosiddetta ipoacusia improvvisa).

    Si stanno a proposito studiando cure basate sulla possibilità di far rigenerare le cellule cocleari ma al momento appare un traguardo non prossimo.

    Le perdite invece legate ad una malattia dell’orecchio medio sono sempre risolvibili con terapia.

    Dalla lettera non è chiaro se la perdita uditiva sia trasmissiva o neurosensoriale, anche se propenderei per quest’ultima.

    In questo caso avrei due suggerimenti:

    – studiare il caso con attenzione per determinare se possibile la causa (magari genetica), al fine di valutere se è possibile effettuare qualcosa di preventivo verso possibili ulteriori peggioramenti

    – decidere se necessiti di una protesizzazione acustica. Le attuali protesi sono molto più sofisticate rispetto alle precedenti ed hanno meno problemi rispetto alle precedenti.

    Porgo distinti saluti

    Roberto Teggi

    Roberto Teggi

    Roberto Teggi

    ESPERTO DI ACUFENI E IPOACUSIA NEUROSENSORIALE. Docente di riabilitazione vestibolare all’università Vita Salute San Raffaele di Milano. Nato a Milano nel 1958, si è laureato all’università di Pavia nel 1983, per poi specializzarsi in otorinolaringoiatria presso l’università di Milano. Dal 1991 lavora all’ospedale San Raffaele di Milano. È anche docente di riabilitazione vestibolare al corso […]
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