DOMANDA
Buongiorno dottore sono una giovane donna che da circa dieci anni soffre di vulvodinia ( diagnosticata purtroppo solo un anno fa) e di colon irritabile da ormai molti anni. Per il colon irritabile ho fatto molte cure e diete eliminando glutine latte lievito zuccheri ecc… ho fatto diversi esami ( gastroscopia, brath test ecc..) , ma non sono riuscita a alleviare questi spasmi e dolori addominali che inevitabilmente alimentano la mia vulvodinia. Per la vulvodinia sono in cura da un anno e mezzo a Milano ho fatto circa 40 tens intravaginali laroxil da piú di 6 mesi pelvilin e valium intravaginale in capsule , piú sedute di respirazione addominale e manipolazione interna ma purtroppo queste terapie non hanno sortito nessun effetto. Ormai demoralizzata volevo provare il blocco dei gangli impari ma ho sentito pareri contrastanti alcune sono completamente guarite dalla vulvodinia altre sono peggiorate? Volevo avere un suo parere, conosce casistiche di questo genere? e un eventuale blocco dei gagli impari fatta per la vulvodinia puo migliorare anche il mio colon irritabile ? Grazie mille per qualsiasi informazione e suggerimento sappia darmi.
RISPOSTA
Cara Ely, il suo è un problema funzionale la cui diagnosi differenziale è piuttosto complessa e a volte sfuggente, mentre il trattamento dipende ovviamente da una corretta diagnosi. Gli elementi essenziali da valutare sono: 1) il colon irritabile, che è un’alterazione essenzialmente di tipo neurovegetativo e che può avere importanti implicazioni psicosomatiche; 2) la vulvodinia, un disturbo anch’esso funzionale piuttosto sfuggente proprio per la normalità degli accertamenti (i quali servono più a escludere patologie organiche coesistenti che fare una diagnosi della vulvodinia in sé). Esistono inoltre dolori e disturbi apparentemente genitali, la cui origine è in realtà miofasciale, dipendente da una proiezione del dolore prodotta da contratture dei muscoli adduttori della coscia, perineali o anche addominali o lombari: se questo fosse il suo caso, la terapia dovrebbe essere diretta a sbloccare queste tensioni croniche, con buone probabilità di successo.
Da quanto appena menzionato, mi sembra lecito concludere che il suo disturbo, per quanto finora apparentmente intrattabile, forse potrebbe essere più benigno e gestibile terapeuticamente di quanto non sia apparso in passato; d’altra parte non è possibile dare un giudizio più preciso sulle indicazioni terapeutiche in assenza di una precisa diagnosi differenziale.
Per quanto riguarda il blocco dei gangli impari, esso può essere utile se vi è una componente nevralgica del disturbo, ma non è la prima indicazione nel caso il dolore sia di origine miofasciale.
Con i più cordiali saluti
Enrico Facco