DOMANDA
Buongiorno, ho 31 anni. Un anno e mezzo fa mi è venuto (non si sa il motivo) il diabete di tipo1. Sono riuscito a controllarlo abbastanza (l’ultima glicosata però è a 6,3 mentre il valore massimo è 6,2). Vorrei sapere se con trapianto di cellule pancreatiche potrei tornare come prima
RISPOSTA
Il trapianto di isole è oggi una reale opzione terapeutica in numero molto limitato di pazienti affetti da diabete mellito di tipo 1.
Con questa procedura eseguibile in anestesia locale oggi è possibile ottenere insulino indipendenza nell’80-90% dei pazienti trapiantati. In genere sono necessarie due iniezioni di isole. L’intervento è di per sè semplice. I vantaggi comprendono un effetto positivo su alcune complicanze croniche, un miglioramento della qualità di vita, l’ottimizzazione delle glicemie senza dover ricorrere ad insulina. I limiti di questa procedura sono: la necessità di una terapia immunosoppressiva; la limitata durata del trapianto nel tempo (alcuni anni, per cui poi va ripetuta).
La terapia immunosoppressiva è impegnativa per i suoi possibili effetti collaterali tra cui un rischio aumentato di infezioni e anche di tumori dopo 10 anni di terapia.
Per questo la indicazione al trapianto di isole va data solo a quei pazienti con un severo scompenso glicemico con complicanze acute (chetaoacidosi, severe ipoglicemie magari non avvertite), cioè una condizione clinica critica dopo avere tentato tutte le altre opzioni terapeutiche disponibili (microinfusori, holter glicemici…). In altre parole è una ultima possibilità terapeutica per casi selezionati.
Questa per lo meno è la situazione attuale: sono tuttavia in corso numerosi studi finalizzati a limitare gli effetti della terapia immunosoppressiva e a prolungare la durata della funzione delle isole trapiantate. Il nostro obiettivo è de rendere proponibile questa procedura ad un numero di pazienti più ampio.