acufene associato a ipoacusia neurosensoriale

    DOMANDA

    Gentile Dott. Teggi,
    sono una donna di trentuno anni a cui è stata recentemente diagnosticata una ipoacusia neurosensoriale bilaterale leggermente più accentuata a sinistra, di entità medio-lieve e, per ora, non eccessivamente invalidante. Due mesi fa ho avuto un primo episodio all’orecchio sinistro di acufene pulsante con sensibile perdita uditiva sempre a sinistra. Dopo altri 5-6 episodi a distanza di una settimana circa l’uno dall’altro (della durata media di un paio d’ore ciascuno), il disturbo è scomparso in quella forma per ripresentarsi poi la scorsa settimana. Adesso l’acufene è COSTANTE GIORNO E NOTTE. Non si tratta più di un rombo pulsante, ma di un bip continuo e, per fortuna, a volume basso. Di giorno si confonde abbastanza con i rumori esterni, tant’è che riesco a non “prestargli ascolto”, ma di notte è piuttosto fastidioso e provoca forte ansia e paura, benché in questa seconda “versione” l’acufene non porti ad ulteriore abbassamento della capacità uditiva. Mi hanno prescritto degli esami: ABR, TAC osso temporale senza MDC, RM orecchio interno e APC con MDC. In attesa del responso, che tipo di accorgimenti nello stile di vita sarebbe opportuno adottare per non lasciarsi sopraffare psicologicamente? La pillola contraccettiva può aver alcuna influenza? E infine,
    c’è qualcosa di serio ma divulgativo da poter leggere per documentarmi meglio sulla mia patologia, l’acufene intendo?
    Grazie sin da adesso,
    Francesca

    RISPOSTA

    Gentile Sig.ra Francesca,
    quello che la recente letteratura medica ha sottolineato a proposito degli acufeni è che questi si generano lungo le vie acustiche (le “autostrade” che portano le informazioni uditive captate dall’orecchio al nostro cervello conscio) a seguito di una diminuzione di udito che può successivamente anche regredire; si mantengono e soprattutto hanno un impatto sulla nostra vita a seguito della concorrenza di due fattori, la residua diminuzione di udito e l’ansia che creano. Esistono infatti stretti legami tra le vie acustiche ed il sistema limbico, la parte del nostro cervello che gestisce le nostre emozioni.
    Spesso i pazienti che si rivolgono ad un ambulatorio per il trattamento degli acufeni dicono di avere un acufene tanto forte da provocare una diminuzione di udito; è spesso vero il contrario, hanno cioè una diminuzione di udito a seguito della quale hanno l’acufene.
    La vera condizione da studiare restano le fluttuazioni di udito che riferisce da qualche periodo e per il quale sono stati suggeriti gli esami riportati; fattori circolatori possono anche giocare un ruolo e debbono essere indagati allo stesso modo.
    La terapia per l’acufene con arricchimento sonoro e counselling cognitivo comportamentale per la parte emotiva, comunemente chiamata TRT, è comunque praticabile.

    Porgo distinti saluti

    Roberto Teggi

    Roberto Teggi

    Roberto Teggi

    ESPERTO DI ACUFENI E IPOACUSIA NEUROSENSORIALE. Docente di riabilitazione vestibolare all’università Vita Salute San Raffaele di Milano. Nato a Milano nel 1958, si è laureato all’università di Pavia nel 1983, per poi specializzarsi in otorinolaringoiatria presso l’università di Milano. Dal 1991 lavora all’ospedale San Raffaele di Milano. È anche docente di riabilitazione vestibolare al corso […]
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