DOMANDA
Egregio Dottor Camporese,
le scrivo per chiederle informazioni più specifiche riguardo alla clamidia.
Ho 28anni, e recentemente ho avuto un’infiammazione pelvica molto forte, che purtroppo ha causato aderenze, e ha compromesso le tube. Successivamente, gli esami hanno riscontrato la causa in un’infezione da clamidia.
in particolare, ciò che non mi è chiaro, riguarda:
– è possibile circoscrivere cronologicamente il periodo di contagio-degenerazione dell’infezione, nella donna? Più specificamente, è possibile che, nonostante assenza di sintomi, l’infezione sia stata contratta anche più di un paio di anni prima rispetto alla degenerazione dell’infezione? (negli ultimi 2anni, ho avuto un rapporto stabile e totalmente monogamo, sicuramente da parte mia, e a quanto sembra anche dall’altro lato. potrebbe essere che l’infezione fosse dunque anteriore?)
– l’infezione scompare solo con trattamento antibiotico, o è possibile che passi anche da sola? Quali potrebbero essere le conseguenze per l’ex partner (uomo) non ricompreso nella cura antibiotica?
La ringrazio anticipatamente, per l’attenzione e per il servizio che offre!
Cordiali saluti.
RISPOSTA
La ringrazio per la domanda, purtroppo di grande attualità, che riporta tra l’altro il tema di questo sito di consultazione alla sua concreta essenza, ovvero quella delle malattie sessualmente trasmesse.
Il suo problema è quello di molte altre donne, perché l’infezione da Chlamydia è spesso estremamente subdola. Infatti, al di là dei casi per i quali sussiste una sintomatologia esplicita, dall’uretrite alla cervicite, in oltre il 70% delle donne e in più del 50% degli uomini, l’infezione decorre in prima istanza in modo assolutamente asintomatico, anche per molto tempo.
Salvo poi manifestarsi a distanza con le sue peggiori complicanze, che nella donna contemplano ad esempio le infezioni delle vie genitali superiori, così come nell’uomo l’epididimite, con la possibilità che in entrambi i casi si arrivi anche alla sterilità.
Questo è uno dei motivi per cui, sia prima della gravidanza, ma anche quando si crea un’unione con un partner “inedito”, sarebbe buona norma sottoporsi a uno screening atto a rilevare un’eventuale infezione silente. Oggi esistono test molecolari molto sensibili, in grado di evidenziare la presenza del microrganismo anche quando esso si trova in fase latente. E l’infezione, quando rilevata, va sempre trattata con terapia antibiotica, mentre al tempo stesso va trattato anche il partner.
Detto questo, definire la finestra che separa l’acquisizione del microrganismo dalla comparsa delle complicanze è molto difficile, anche se i tempi che lei riferisce possono essere compatibili con l’evoluzione della malattia da una fase che precede l’attuale unione.