DOMANDA
Buongiorno Professore,
la mia domanda, a cui non riesco a trovare una risposta, è la seguente : mia figlia, a cui è stata diagnosticata una forma di epilessia rolandica, non prende al momento farmaci e di questo sia io che mio marito siamo molto contenti.
Non riesco però a capire quando diventa invece NECESSARIO prenderli nonostante questa forma sia benigna e che nel tempo si risolve indipendentemente da cure farmacologiche.
Il motivo di un inizio di cura è LEGATO al NUMERO delle crisi ? Ossia : se sono tante possono creare problemi fisici (danni cerebrali) al bambino/a ? O solo problemi “emotivi?”. O è legato alla loro ENTITA? (forti, medie, leivi). perchè se così fosse mia figLIA ne ha avute diverse ma molto lievi.
Le chiedo questo perchè dal punto di vista emotivo mia figlia sta benissimo, non risente alcun problema dal punto di vista psicologico nonostante sia in un range alto di crisi (17 in tutto, seppur molto brevi e lievi, nell’arco di 7 mesi). Sarebbe molto importante per me avere una risposta che possa orientarmi in maniera oggettiva e consapevole nel caso in cui mi venisse proposta una cura farmacologica che se non fosse STRETTAMENTE legata alla sicurezza fisica della bambina (richio danni cerebrali ad esempio) rifiuterei. Grazie infinite, Raissa
RISPOSTA
Gentile lettrice,
il trattamento farmacologico dell’epilessia rolandica non é necessario: le crisi sono spesso (se non esclusivamente) notturne e non provocano MAI danni cerebrali. Solo in caso di crisi molto frequenti, può essere utile l’uso di farmaci antiepilettici. In questi casi, però, il motivo non consiste nell’evitare danni cerebrali (le crisi dell’epilessia rolandica non ne provocano), ma di migliorare la qualità della vita del paziente.
Distinti saluti,
Prof. Umberto Aguglia