Metastasi linfonodali e polmonari da CUP

    Pubblicato il: 6 Marzo 2012 Aggiornato il: 6 Marzo 2012

    DOMANDA

    Buonasera, sono una dottoressa del Policlinico Gemelli, vi contatto per chiedere un vostro consulto per quanto riguarda mia madre dimessa a gennaio con diagnosi di metastasi linfonodali sovraclaveari e mediastinche e polmonari da CUP. La sua storia iniziava circa 23 aa fa con un k papillifero della tiroide per cui è stata sottoposta a TT+ linfoadenectomia del compartimento laterale dx + cobalto tp. Da agosto u.s. per rialzo del CEA, ha eseguito diversi accertamenti. EGDS+colonscopia: negativi. Eco collo: linfonodi patologici sovraclaveari dx e sn. FNAB linfonodo sua dx che sn: metastasi da carcinoma squamoso. Tac t-b: lesione alla testa del pancreas di 1,4 cm; noduli polmonari bilaterali, il maggiore di 9 mm, multiple linfoadenomegalia mediastiniche e sovraclaveari bilateralmente. La PET con FDG captava a livello delle lesioni linfonodali e polmonari ma non ha livello della lesione pancreatica. Durante l’ Ecoendoscopia è stato eseguita biopsia su un linfonodo che confermava ca. Squamoso e sulla lesione pancreatica: IPMN (CEA CA19.9 elevati). Lieve rialzo dell’SCC. Pensando come prima ipotesi ad un CUP testa-collo (considerata la precedente radioterapia), ha eseguito fibrolaringoscopia+biopsie random: negative. L’oncologo ha comunque ritenuto opportuno intraprendere terapia con cisplatino+5FU+; dal 10 gennaio ha eseguito 3 cicli ma rivalutando i linfonodi sovraclaveari con eco, si è visto che sono invariati di dimensioni. 
    Mi rivolgo a voi per avere maggiori chiarimenti

    RISPOSTA

    Gentile Dottoressa, nella situazione da Lei riportata, le eventualità da escludere erano una primitività del carcinoma nel polmone o nel tratto aerodigestivo superiore. Come Lei riferisce, le indagini eseguite hanno dato esito negativo. Presumo che sia stata eseguita anche una broncoscopia anche se Lei non ne fa cenno. La lesione pancreatica intraduttale (IPMN) è totalmente ininfluente. In mancanza di altre evidenze, pur nei limiti di sensibilità delle indagini a disposizione, è stato inevitabile classificare il caso come un carcinoma squamocellulare metastatico “a primitività sconosciuta”. Allo stato, nel tentativo di cercare altri spazi terapeutici, non escluderei totalmente l’ipotesi di un carcinoma primitivo broncogeno con un quadro radiologico atipico (che simula la disseminazione metastatica secondaria). Inoltre non trascurerei il precedente anamnestico molto remoto di un carcinoma papillare della tiroide: talvolta, infatti, a distanza anche di molti anni, questa neoplasia può recidivare in forma poco differenziata e aggressiva, e con fenotipo squamocellulare o squamoide. Probabilmente una biopsia incisionale di un linfonodo superficiale potrebbe fornire dati morfologici aggiuntivi oltre che materiale per eventuali indagini molecolari.