Musicista con acufene da trauma acustico: che fare?

    DOMANDA

    Gent. Dr. Teggi,

    sono un musicista semi-professionista (bassista elettrico).

    Ho sempre usato sempre protezioni (InEar Monitor / tappi in spugna / cotone idrofilo inumidito): così facendo, a fine serata, avevo sì una sensazione di leggero “frastuono generale” ma mai di orecchie “ovattate” nè tantomeno fischi / acufeni.

    Inoltre penso di essere sensbile ai suoni troppo acuti che, se a volumi elevati, mi danno maggior fastidio dei suoni gravi.

    Circa un mese fa, la mattina successiva ad una sessione di prova pomeridiana con un collega batterista (ambiente piccolo e male trattato acusticamente), ho accusato un misto di fruscio + sibili ad entrambe le orecchie.

    La mattina ancora seguente mi reco al Pronto Soccorso: esame audiometrico nella norma, mi si prescrive Diclofenac 1/gg x 5 gg.

    Tracorsi i 5 gg, non percepisco miglioramenti e mi reco presso un altro otorino, che mi prescrive Noofen 1/gg x 2 mesi.

    Ora trascorso un mese circa, non mi pare di avvertire ancora miglioramenti, fruscio + sibili sono altalenanti per intensità e tipo di suono.

    Il problema è che, da qua ad un mese, avrò concerti e prove da fare e, da musicista, stimo i volumi, in sala e sul palco, intorno ai 100-110 dB (ecco perchè ho sempre usato le protezioni, anche “di fortuna”).

    L’ultimo torino consultato ieri mi ha detto che con appositi tappi/cuffie di protezione auricolare (che attenuano di circa 30 dB il volume percepito), posso tranquillamente suonare ai concerti (e anche assistervi) scongiurando il rischio di aggravare l’acufene e/o percepirlo maggiormente e/o ad una frequenza più fastidiosa.

    Tuttavia la cosa mi terrorizza enormemente e non so se e come sia possibile affrontarla “in sicurezza”.

    Lei rietiene che gli acufeni scaturiti da trauma acustico ma con esame audiometrico perfetto possano regredire oppure, trascorsi 1-2 mesi senza variazioni, siano da considerarsi permanenti?

    Per il “suonare”, pensa sia meglio che interrompa la mia attività di musicista (che è per me importante e appassionante ma non fondamentale) o condivide quanto dettomi dall’otorino che si è espresso in merito?

    La prego di essere sincero al massimo, cosicchè possa evitare di crearmi false aspettative.

    La ringrazio in anticipo e mi scuso per la prolissità.

    Andrea

    RISPOSTA

    Gentile Sig Andrea

    un periodo di pausa dall’esposizione a suoni di volume elevato può essere utile, anche se l’audiometria mi sembra di aver capito essere normale.

    Sintetizzando quanto sappiamo, gli acufeni si generano lungo le vie acustiche (quindi nel cervello, non nell’orecchio) quando per varie cause la nostra soglia uditiva diminuisce (anche temporaneamente). Nel mantenimento della percezione dello stesso la nostra attenzione gioca un ruolo rilevante. Probabilmente essere musicista gioca un ruolo nella sua attenzione ai suoni ed è possibile che incrementi la paura che l’acufene non passi. Avrà peraltro letto come esista una terapia chiamata TRT la cui finalità è abituare il cervello a non ascoltare l’acufene, basata su esposizione a suoni personalizzati per il tipo di acufene (misurato con un esame chiamato acufenometria che ne studia i parametri principali). Si è dimostrata utile nel fare diminuire consistentemente l’acufene in oltre il 70% dei casi.

    Cordiali saluti

    Roberto Teggi

    Roberto Teggi

    Roberto Teggi

    ESPERTO DI ACUFENI E IPOACUSIA NEUROSENSORIALE. Docente di riabilitazione vestibolare all’università Vita Salute San Raffaele di Milano. Nato a Milano nel 1958, si è laureato all’università di Pavia nel 1983, per poi specializzarsi in otorinolaringoiatria presso l’università di Milano. Dal 1991 lavora all’ospedale San Raffaele di Milano. È anche docente di riabilitazione vestibolare al corso […]
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