DOMANDA
Buonasera,
sono la mamma di Alessia una bambina di nove anni; Ale è una bimba allegra, solare, piena di amici, molto carina, tutti le vogliono bene. A casa ama stare davanti alla tv o giocare con le Barbie e litiga spesso con il fratello di 11 anni. Non ama andare a scuola (neanche alla scuola dell’infanzia voleva andare), nonostante la maestra le voglia bene e lei sia piena di amichette e, ogni pomeriggio a casa si “scatena la guerra” per i fatidici compiti! E’ una bambina intelligente, ma rifiuta di applicarsi e, per questo, di fronte alla matematica o alle materie orali che necessitano concentrazione e impegno è un vero dramma! Io mi siedo accanto (sin dalla prima elementare) e la seguo, la aiuto, le spiego quando mi accorgo che ha difficoltà ma, mi rendo conto che lei si chiude (questa è la sensazione che mi trasmette) come se non le importasse niente. Ovviamente le ho spiegato l’importanza di studiare, di imparare a costruirsi un futuro anche se adesso è piccola, lei mi ascolta, mi dice di capire ma… è come se fosse refrattaria, non parla nonostante la inviti a dirmi ciò che pensa, si chiude e mi lascia a “monologare”. Mi chiedo se e dove sbaglio vorrei entrare nella sua testolina per capirla e starle vicina nel modo giusto perchè non condivido l’intervento di mio marito che, sentendoci alterate per lo studio, propone l’unica soluzione delle punizioni. Vorrei sapere come comportarmi, come fare a farle capire che deve impegnarsi l’importanza dello studio.
Grazie
RISPOSTA
Gentile mamma,
da quanto mi scrive pare che la sua piccola provi un rifiuto non solo nei confronti dei compiti, ma in generale dell’ambiente scolastico in sè (da quanto dice non amava nemmeno andare alla scuola dell’infanzia). Voi genitori e, magari, anche le maestre, vi siete chiesti come mai? Potrebbe trattarsi di difficoltà di concentrazione e di prestazione, che portano la sua bambina a reagire in questo modo anzichè chiedere aiuto, come sarebbe più consono. Nello specifico lei che la segue direttamente, ha notato qualche difficoltà specifica, ad esempio nella lettura, nella scrittura, nella memorizzazione? Si tratta di dati importanti, che possono permettere di fare una prima scrematura di diagnosi, per capire se si tratti di un particolare problema di ordine cognitivo oppure se sia legato solo a componenti psicologiche (scarsa autostima, svogliatezza etc..). In caso affermativo sarebbe utile far fare una diagnosi specifica, attraverso la somministrazione di test cognitivi. Qualora si tratti invece di problematiche di altra natura, si può provare ad intervenire diversamente , prima di rivolgersi eventualmente ad uno specialista. Prima di tutto, cerchi di renderla più autonoma nello svolgimento dei compiti: non le stia sempre accanto (come ha scritto, lo fa dalla prima elementare), ma lasci che sia sua figlia ad organizzarsi, a trovare il piacere di fare le cose da sola e a chiedere aiuto, qualora ne abbia bisogno. Se sbaglierà, pazienza, sarà un’occasione per sperimentare anche il “fallimento” e riprovarci! Cercate di collaborare il più possibile con le maestre, capendo da loro come “vedono” vostra figlia a scuola. Un’altra soluzione potrebbe essere far seguire la bambina da un’insegnante “esterna” per ripetizioni nelle materie in cui ha più difficoltà: la relazione con una persona estranea al proprio nucleo familiare può essere talora utile per mostrare anche le proprie fragilità, senza paura del giudizio. Fate bene a spiegarle l’importanza dello studio, date soprattutto voi il buon esempio e il più possibile pratico (ad esempio facendole capire come si applica nella vita quotidiana la matematica!).
Auguri