Il mio compagno pensa solo a giocare a poker.

    DOMANDA

    Buongiorno Dottoressa Valorzi.
    Vivo con il mio compagno Marco di 32 anni, e nostro figlio Francesco di 5 anni, a Sharm el Sheikh, dove ci trasferimmo nel 2003.
    Pur avendo spesso giocato specialmente a Texas Hold’em poker, ma non solo, non mi sono mai preoccupata piu’ di tanto, perche’ la cosa sembrava semplicemente un modo per svagarsi dalla routine casa-lavoro-casa.
    Da circa 4 anni a questa parte e’ pero’ peggiorato molto, al punto di passare tutte le sere al Casino’ e di giocare tutti i soldi, lasciano me e nostro figlio spesso senza neppure i soldi per vivere quotidianamente.
    Parlando con la moglie di suo Fratello, mi son sentita suggerire di metterlo davanti a degli out-out tipo “se torni a casa senza soldi te ne vai con le tue cose a vivere da tua madre”, ma non sono certa che sia una soluzione.
    Anche sua madre vive qui a Sharm, ma quando le ho parlato del problema (ogni tanto va con lui a giocare, ed e’ lei che ci aiuta economiamente), l’unica cosa che mi ha detto e’ che non ho le “palle” per tenermelo vicino e per costringerlo a smetter di giocare.
    Non so che fare e come affrontare la cosa.
    Sono certa che lui abbia, che noi abbiamo bisogno di aiuto, ma non so come fare per ottenerlo e soprattutto a chi rivolgermi, anche perche’ qui a Sharm non abbiamo dei Centri specializzati.
    Vorrei riuscire a far capire soprattutto a sua madre che non e’ colpa mia se suo figlio passa tutte le sere a giocare, a perdere soldi, ed indebitarsi con quasi mezza Sharm.
    Che parole usare?

    RISPOSTA

    Gentilissima Signora,

    so che è difficile accettare che una persona che amiamo sia ammalata. E nel caso la malattia in questione sia Gioco d’Azzardo Patologico si aggiungono molte altre difficoltà, non solo di stampo economico. I sensi di colpa per non aver capito prima, la rabbia, il senso di tradimento delle promesse di un tempo, la percezione di abbandono (in particolare quando ci si trova soli a dover tutelare anche un piccino)…
    Il fatto che ogni volta, dopo l’ennesima perdita, l’ennesima notte passata fuori casa, ci si illuda che sarà l’ultima volta è ciò che spesso allunga i tempi di malattia e già da quattro lunghi anni Lei sta vivendo una situazione che nessuno merita (neppure il Suo compagno merita di vivere questa condizione di malattia).
    Per quanto possa anche comprendere che la madre del Suo compagno Le attribuisca responsabilità riguardo al disagio di suo figlio (è molto più doloroso pensare di avere un figlio che ha perso completamente il controllo sul gioco, o di aver fatto degli errori durante gli anni della sua crescita, che non pensare che si tratti solo di un problema di coppia su cui non si ha responsabilità) credo che sarebbe sano per Lei, dopo aver cercato, come credo abbia già fatto, di creare un clima collaborativo per il bene di quest’uomo così importante per Voi, non perdere più tempo ad ascoltare i suoi rimproveri (la confondono e la fanno sentire ancora meno compresa in un momento in cui avrebbe particolarmente bisogno di conforto).
    Ha già cercato di far comprendere alla madre del Suo compagno di non avere colpa in questa malattia, senza risultato e, per quanto immagini che sia molto doloroso per Lei sentire di essere accusata, credo che sia tempo di passare oltre, che abbia altre aree verso le quali indirizzare le Sue forze.
    Cerchi piuttosto conforto e sostegno nelle persone care, amici o familiari, e Le consiglio anche un sostegno legale che possa consigliarle come procedere per la tutela Sua e del Vostro bambino e, se fosse possibile, anche un sostegno psicologico che La aiuti a non cadere nei circoli interpersonali disfunzionali che senza dubbio si saranno creati con il Suo compagno (magari anche prima dell’esplosione nel gioco).
    Se null’altro ha funzionato in precedenza, credo che sia arrivato davvero il momento di decidere cosa vuole fare per se stessa ed il vostro bambino.
    Un aut aut è spesso un evento importante per chi gioca in maniera patologica. Se la decisione è ben ponderata e ferma, ed è presentata per ciò che è (“così non possiamo davvero più andare avanti”) dopo la prima ondata di rabbia e di allontanamento o di dispiacere elicitante tante e tante altre promesse, il Suo compagno sarà messo di fronte alla sua reale condizione. Non solo vedrà di aver perso tanto denaro, ma si renderà conto di rischiare di perdere anche la sua famiglia, e questo potrebbe aiutarlo ad intraprendere una psicoterapia che lo possa aiutare a prendere consapevolezza del suo disagio ed a smettere questa discesa rapida all’inferno di una vita in cui il gioco non dà più spazio a nulla, affetti compresi.
    Se non esistono nel Vostro Paese centri specializzati, immagino ci sia comunque la possibilità di contattare uno psicoterapeuta o centri che si occupino di tossicodipendenze.
    Certo, il tipo di trattamento per le dipendenze da sostanze e da comportamento è diverso, ma potrebbe essergli comunque di aiuto trovare qualcuno che gli rinvii l’idea che, se si tratta di una malattia, è necessario anche assumersi la responsabilità di rimanere “pulito”, se si decide di “vivere”.
    In bocca al lupo a tutti Voi, in particolare al Vostro piccino.
    Dott.ssa Serena Valorzi

    Serena Valorzi

    Serena Valorzi

    SPECIALISTA IN DIPENDENZA DA INTERNET E GIOCO D’AZZARDO. Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, Formatrice e Scrittrice esperta di Dipendenze Comportamentali (affettiva, gioco d’azzardo, videogiochi, social network, pornografia, lavoro), Cyberbullismo e Impatto emotivo, cognitivo e relazionali di internet (ICT). Si occupa di Psicoterapia individuale e di coppia con specializzazioni in Schema Therapy, Acceptance and Commitment Therapy e […]
    Invia una domanda