iperacusia e acufeni

    DOMANDA

    Gent. Dott.
    mia mamma ha 83 anni e nonostante una bronchite cronica dovuta al fumo gode di buona salute. Lo scorso giugno iniziò ad avere degli episodi molto forti di vertigini (le girava la testa, non la stanza) che si sono ripetuti fino a febbraio e che sono stati controllati con il cortisone. Dopo un’infinità di visite specialistiche – tra cui 3 otorini che hanno scartato sindrome di Menier ed altri problemi legati all’orecchio – un neurologo crede che POTREBBE AVER AVUTO un’ ischemia – non è chiaro neppure dalla TAC e risonanza – che le ha lasciato problemi ad un orecchio.Problemi che a febbraio hanno cominciato con un soffio molto forte che lei sentiva nell’orecchio e che ora si è trasformato in una iperacusia e intontimento generale che la fa letteralmente impazzire ed è molto invalidante perché non può neppure uscire di casa a causa dei forti rumori che sente – nonostante il tappo da subacqueo. L’unica cosa che prende è un’aspirinetta tutti i giorni e puff per la bronchite.
    Sappiamo che non c’è soluzione per questi problemi di iperacusia ma avremmo bisogno di una spiegazione che tranquillizzasse mia madre che sta entrando in depressione. Non vuole nemmeno consultare un otorino perché dice che il problema è nel cervello.
    La ringrazio anticipatamente per la sua risposta.
    Giuseppina

    RISPOSTA

    Gentile Sig.ra Giuseppina,
    tralascio la parte relativa alla vertigine, per la quale non è possibile esprimere alcuna opinione senza una valutazione diretta.
    Quanto sappiamo circa gli acufeni può essere sintetizzato in questa affermazione: un acufene si genera nel nostro cervello a seguito di una diminuzione di udito anche temporanea (all’uscita da una discoteca è normale avere una diminuzione di udito a seguito dell’esposizione a rumore intenso ed in questa condizione tutti sentono un acufene), si mantiene se la perdita di udito non regredisce e se l’acufene produce una reazione emotiva (ansia o depressione di umore).
    Il trattamento dell’acufene prevede di incrementare i suoni che arrivano al cervello da quell’orecchio, ad esempio con l’utilizzo di protesi acustiche, possibilmente che non occludano il condotto uditivo (si chiamano open e nella versione con il ricevitore nel canale sono in grado di correggere la maggior parte delle diminuzioni di udito); la protesi deve essere adattata in modo molto graduale, vista la coesistenza dell’iperacusia (fastidio per i suoni di intensità anche non eccessivamente elevata). La parte emotiva deve anche essere considerata e trattata contestualmente al fine di raggiungere risultati terapeutici consistenti.

    Porgo distinti saluti

    Roberto Teggi

    Roberto Teggi

    Roberto Teggi

    ESPERTO DI ACUFENI E IPOACUSIA NEUROSENSORIALE. Docente di riabilitazione vestibolare all’università Vita Salute San Raffaele di Milano. Nato a Milano nel 1958, si è laureato all’università di Pavia nel 1983, per poi specializzarsi in otorinolaringoiatria presso l’università di Milano. Dal 1991 lavora all’ospedale San Raffaele di Milano. È anche docente di riabilitazione vestibolare al corso […]
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