UNA MAMMA IN ANSIA

    DOMANDA

    Gent.mo Professore, Vorrei un Suo parere per quel che sto per scrivere di mia figlia che attualmente ha 12 anni. Abbiamo adottato la piccola all’eta’ di due mesi. La madre della piccina era affetta da epilessia e faceva uso di stupefacenti. Appena nata la piccina e’ stata trattata per soli due giorni con luminalette. All’eta’ di tre anni ha effettuato logopedia e psicomotricita’, aveva disturbi del linguaggio. Nel corso di tre anni e’ migliorata tantissimo, tanto da essere dimessa. All’eta’ di 6 anni ha avuto delle assenze (piccolo male) prontamente curato con il depakin, ora e’ in fase di completa guarigione, il medico tra 6 mesi ridurra’ la porzione del farmaco fino a liberarla del tutto. Alle scuole elementari e’ stata discontinua nelle applicazioni scolastiche. E’ sempre stata aiutata nei compiti a casa. In prima media, allarmata dai prof. che notavano nella bambina un comportamento inadeguato alla sua eta’,profitto scolastico basso. Riporto qui di seguito i risultati dello Wisc III: QIT 52, QIV 60, QIV 53.Conclusione: deficit cognitivo di tipo lieve. Siamo stati dal neuropsichiatra infantile, il quale ha eseguita questa diagnosi: Condizioe di base caratterizzata da ritardo mentale lieve che determina difficolta’ miste degli apprendimenti scolastici ed un profilo psico emotivo fragile. In conclusione come sara’ il futuro di mia figlia? Ovviamente e’ autonoma al 100%. Svolgera’ una vita normale? La ringrazio per la risposta.
    Invio distinti Saluti
    Laura

    RISPOSTA

    17.11.2012. Gentile Signora, è un po’ sorprendente che le difficoltà che la bambina mostrava a scuola non abbiano suggerito agli insegnanti di proporre una migliore valutazione delle sue possibilità, in modo da provvedere fin da allora uno specifico aiuto. E’ necessario che almeno ora la bambina abbia un aiuto pedagogico e inoltre un sostegno psicologico: immagino infatti che in questi anni la difficoltà di tenersi al passo con i compagni di scuola le avrà causato una sensazione di inferiorità, una frustrazione che è la causa del “profilo psicoemotivo fragile” che lei cita. E’ quindi necessario iniziare ad aiutarla adeguatamente, molto anche sotto il profilo psicoemozionale, affinché possa raggiungere una valutazione positiva di sé stessa e una serenità nel confronto con gli altri. Vedrà che potrà fare molti progressi. Di solito una lieve disabilità intellettiva, oltre alla buona autonomia che Lei stessa segnala, permette una attività lavorativa tale da consentire un adeguato auto-sostentamento.

    Carlo Cianchetti

    Carlo Cianchetti

    “Specialista in Malattie Nervose e Mentali e in Neuropsichiatria Infantile. Già professore ordinario e direttore della Clinica e della Scuola di Specializzazione in Neuropsichiatria dell’Università di Cagliari. Attuali interessi preminenti: cefalee, ansia, depressione, psicosi.”
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