ANSIA DA LAVORO

    DOMANDA

    Gentile Dottoressa,

    le scrivo per avere un consiglio su una situazione difficile che sto vivendo.

    Sono una giovane mamma di due bambini di 2 anni e di 2 mesi, sono laureata in giurisprudenza e lavoro in banca.

    Al lavoro, prima che andassi in maternità, svolgevo una mansione a stretto contatto con la Direzione e questo mi comportava un notevole stress psicofisico. Inoltre, ho subito un paio di rimproveri, a mio avviso ingiustificati, al limite della mortificazione e questo ha generato in me un misto di imbarazzo, ansia, tensione che si è tradotto in autentico terrore nei confronti del mio datore di lavoro. Non mi ritengo una persona timida, sono spigliata e nella vita ho affrontato e superato molte prove ma non risco a trovare il modo di gestire questa mia “paura” che mi condiziona la vita a tal punto da farmi pensare di lasciare il lavoro. Il pensiero di dover tornare al lavoro al termine della maternità e di dover affrontare nuovamente la situazione mi genera ansia che si traduce in mal di pancia, crisi di pianto e quant’altro. Con due bambini devo farmi forza e cercare una soluzione a questo problema, trovando il modo di gestire la situazione almeno fino a quando non troverò un altro impiego. Lei può darmi qualche suggerimento su come tenere a bada questa mia “paura” e trovare il coraggio di affrontare la situazione?Crede che sia necessario un sostegno da parte di uno specialista o dovrei solo cambiare vita? La ringrazion anticipatamente, Virginia

    RISPOSTA

    Gentile Signora,

    da un lato la paura (negli umani ma non solo…) è un’emozione molto utile poiché protegge da gravi pericoli e induce l’individuo a investire nella preparazione e nella prevenzione. Così è sano per uno studente avere una certa paura degli esami in modo da investire energie nello studio. È sano per un alpinista avere paura di fronte ai rischi della montagna poiché ciò gli permette di attrezzarsi meglio mentalmente, fisicamente e strumentalmente, ecc… Nel suo caso è questione di una certa paura sociale nei confronti del datore di lavoro, resa ancora più acuta dalla sgradevole esperienza di imbarazzo e mortificazione vissuta in passato, nonché probabilmente dal fatto di non essersi più confrontata con la situazione durante il congedo maternità e dalle apprensioni (mentali e emotive) che suscita ora il pensiero di un rientro. È comprensibile che in questi casi si sviluppi una certa ansietà all’idea di rivivere tali situazioni, amplificata a volte anche da timori, più o meno consapevoli, di dover affidare ad altri i propri figli , di dover affrontare tanti impegnativi compiti contemporaneamente, ecc….

    Dall’altro lato, la paura può diventare una scomoda gabbia. In particolare quando condiziona pesantemente scelte di vita importanti e non si sa come reagire in modo adeguato. In effetti di fronte alla paura si possono avere tre reazioni: attacco (rispondere con l’aggressione all’aggressione), fuga (cambiare contesto), immobilità (non fare nulla) . Tutte e tre le reazioni possono rivelarsi inadeguate in casi come il suo. È utile invece utilizzare l’ansia e la paura per sviluppare meglio le proprie risorse di fronte a situazioni difficili, per capire meglio in che direzione si vuole andare, quali sono le nostre priorità, per imparare ad utilizzare le proprie qualità per non farsi bloccare dalla paura quando non è necessario.

    Tale percorso è favorito dall’accompagnamento di uno specialista (psicologo cognitivo-comportamentale, psicologo strategico, coach di vita), da letture adeguate (vedere eventualmente il mio sito ed altri sul tema), da un periodo di pausa durante il quale si esaminano diverse opzioni di vita, si allargano i propri orizzonti. Tutte queste cose assieme!

    Da ultimo una piccola indicazione pratica che si rivela efficace quando qualcuno (non importa quale sia il suo status) ci aggredisce verbalmente: si tratta semplicemente (si fa per dire…) di fare un piccolo passo indietro, di guardarlo come incuriosita e dirgli “che fa mi aggredisce?? quale delitto ho commesso per meritare tale maltrattamento e umiliazione?? “

    Con i miei migliori auguri.

    Prof.ssa Vittoria Cesari

    Vittoria Cesari

    Vittoria Cesari

    Docente di psicologia all’Università della Svizzera italiana di Lugano. Nata a Torino nel 1952, vive e lavora in Svizzera. Dopo la laurea in economia e commercio all’Università di Torino, ha conseguito un dottorato di ricerca in psicologia all’Università di Neuchâtel (Svizzera), un diploma in terapie relazionali sistemiche dell’Istituto Gregory Bateson di Liegi e un diploma […]
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