DOMANDA
Gent.mo dott. Corsello,
sono affetto ormai da tempo da disfunzioni della tiroide che mi hanno portato ad un intervento di tiroidectomia totale per gozzo multinodulare tossico nel 1999 con conseguente terapia con eutirox.
Di recente, per un valore sospetto nelle analisi del sangue, l’endocrinologo dell’ospedale mi ha fatto l’ecografia e mi ha detto che ho ancora la tiroide, noduli, ecc.
Il dottore mi ha poi confermato che l’intervento che ho subito nel ’99 si trattava di tiroidectomia parziale e non totale.
Le domande che le vorrei porre sono le seguenti:
– Qual’è il dato oggettivo da cui si distingue la tiroidectomia totale dalla parziale e da quale accertamento diagnostico viene provato?
– Può un pezzetto di tiroide rimasto da tiroidectomia totale, rigenerare nel tempo una nuova tiroide con una funzionalità ormonale con conseguenti noduli?
– Se avessi subito tiroidectomia totale correttamente, ad oggi ci sarebbero possibilità di contrarre carcinoma papillare alla tiroide?
La ringrazio infinitamente per questi chiarimenti.
Saluto cordialmente.
Francesco.
RISPOSTA
– L’ esame chiave per valutare l’ estensione della tiroidectomia è l’ ecografia. In assenza di terapia tiroxina, un esame complementare può essere la scintigrafia nonché, in maniera indiretta, la documentazione di laboratorio di assenza di ipotiroidismo.
– Il residuo tiroideo eventualmente lasciato in sede in corso di tiroidectomia parziale può eventualmente andare incontro a fenomeni di iperplasia, sostenere una normale funzione tiroidea ed essere sede di noduli.
– Ovviamente la tiroidectomia totale, eseguita per patologia benigna, esclude la possibilità di svilupparsi di un carcinoma tiroideo per il semplice motivo che la tiroide è stata del tutto rimossa.