esaurimento nervoso da stress lavorativo

    DOMANDA

    Salve Dottore,

    da circa un mese sto curando un esaurimento nervoso dovuto a un forte stress lavorativo (insonnia ansiosa, ansia, forte stanchezza mentale, forte calo energie); sono seguito da uno specialista per i farmaci e da poco ho iniziato la psicoterapia (un paio di sedute).

    Dopo una settimana di assenza dal lavoro, ho provato a rientrare in ufficio ma faccio molta fatica nella concentrazione e nel ragionamento.

    In questi gg per altro dovrei ricevere un trasferimento mansioni per un mio cambio-mansione che è stato tra le cause principali dell’esaurimento nervoso.

    Vorrei chiederle: è una buona strategia provare comunque a sforzarsi o sarebbe meglio prendere un congedo in attesa di riprendersi e che la terapia inizi a fare effetto?

    Grazie mille

    RISPOSTA

    Egregio signore,

    lei pone un quesito apparentemente semplice, ma per dare una risposta avrei bisogno di numerosi elementi, che difficilmente possono essere contenuti in una mail. Innanzi tutto, lei mi dice di soffrire di “un esaurimento nervoso dovuto a un forte stress lavorativo”. E’ una diagnosi generica (esaurimento), ma corredata da una precisazione eziologica (dovuta a lavoro). E’ necessario sapere se questa diagnosi è stata fatta da un medico. Infatti il medico che sospetti una malattia professionale (causata da lavoro) ha l’obbligo di fare denuncia di malattia professionale. Se lo psichiatra o lo psicoterapeuta che la ha in cura ha messo in evidenza il nesso eziologico ha l’obbligo di denunciare la malattia all’Inail. Credo che il primo medico al quale dovrebbe rivolgere il quesito circa la ripresa del lavoro è lo specialista che la ha in cura ed il medico di medicina generale che, nel certificare la malattia, decide sul rientro al lavoro.

    Mi domando quindi se lei è professionalmente esposto a rischi professionali e quindi sottoposto a sorveglianza da parte di un medico competente nominato dal datore di lavoro. In questo caso dovrebbe porre il quesito circa la ripresa del lavoro al medico competente che, dopo assenze di lunga durata (60 giorni) è obbligato a ri-visitarla per valutare la sua idoneità alla mansione, ma che deve ri-visitarla in qualsiasi momento lei lo richieda..

    Mi parla quindi di un cambio mansione che avrebbe avuto importanza eziologica nella malattia. Nel caso che lei sia sottoposto a sorveglianza sanitaria, saprà che non può cambiare mansione se prima non è sottoposto ad una nuova visita da parte del medico competente, che naturalmente valuterà la sua idoneità a lavorare nel nuovo ambiente di lavoro.

    Come vede, il problema è complesso e ben regolata dalla legge, non è certo un argomento da risolvere in modo volontaristico “sforzandosi”, né “allontanandosi”. Il comportamento del paziente/lavoratore deve essere determinato dai consigli del medico (curante / competente) che ha la responsabilità del rientro al lavoro e di tutte le possibili conseguenze.

    Nicola Magnavita

    Nicola Magnavita

    Dirigente medico di medicina del lavoro presso il Policlinico Gemelli, docente di medicina del lavoro all’Università Cattolica di Roma. Nato nel 1953, si è laureato in medicina nel 1977 e si è specializzato in medicina del lavoro nel 1980. È autore di oltre 500 articoli scientifici, su riviste nazionali e internazionali, e di 10 libri. […]
    Invia una domanda