DOMANDA
Salve, a seguito delle difficoltà riscontrate a scuola dell’infanzia ho portato mio figlio dalla NPI, la cui diagnosi è disgrafia e immaturità affettiva. Con l’inizio dell’ultimo anno di materna, il bimbo appare spaventato da tutte le attività nuove, mostra molta insicurezza e piange dicendo di non esserne capace. Le insegnanti mi hanno prospettato l’idea di un fermo ancora per un anno presso la scuola d’infanzia rimandando così la prima elementare. Noi genitori siamo molto contrari, perché non vorremmo che si senta ancora diverso dai suoi compagni e che peggiori la sua autostima. Possono le insegnanti obbligarci a un fermo pedagogico senza il nostro consenso? Da premettere che la NPI non ha previsto assolutamente il sostegno scolastico ma una terapia di logopedia di cui stiamo attendendo la chiamata. IL bimbo è comunque socievole con i compagni, molto sensibile, infatti riscontro tanto timore per il giudizio delle insegnanti. Un’insegnante (molto severa) si ostina a dire che la sua è solo pigrizia e immaturità non capendo il problema di fondo e spesso lo rimprovera alimentando in lui maggior stress. Come dovremmo reagire davanti alla sua paura di sbagliare? Nel momento di una nuova attività scolastica lui tende a chiudersi in se stesso e a ripetere di non essere capace a disegnare, come fargli superare questo ostacolo? E’ davvero necessario un fermo pedagogico? La disgrafia è un disturbo superabile o deve farne i conti per tutta la sua carriera scolastica? Grazie mille!
RISPOSTA
Gentile Signora, una insufficienza nella grafia e nel disegno non è un motivo di difficoltà di apprendimento. Bisogna accertare se vi sia una qualche difficoltà cognitiva, ma questo lo avrà certamente valutato la NPI. Se il problema di Suo figlio è invece di tipo emozionale, è opportuno che la NPI vi assista anche nelle relazioni con gli insegnanti, affinché abbiano verso il bambino l’atteggiamento e la condotta pedagogica a lui più adatta. Cordiali saluti.