DOMANDA
Gentile Professore,
otto anni fa ho dovuto lasciare, con molta sofferenza, la cascina dove ho vissuto la mia infanzia e parte dell’età adulta e dove sono nati mio padre e mio nonno.Il distacco è stato obbligato e sofferto. In una cascina sono raccolti oggetti e ricordi impossibili da tenere in una casa più piccola, così abbiamo dovuto disfarcene.
In fase di trasloco mi è sembrato anche normale dare via alcune cose, che al tempo non sentivo importanti, mentre per altre ho sofferto parecchio.
A distanza di anni, ciò che ho conservato è diventato un’ossessione, tanto da aver paura di perderlo o romperlo (e quindi di doverlo gettare). Persino il pensiero, che a volte ritorna, di ciò che non ho più e che ho perso allora mi fa soffrire.
Mi sto accorgendo di accumulare oggetti inutili, solo per il ricordo che mi danno, e di temere di buttarli, forse per non provare di nuovo la sofferenza di allora.
Temo che a disfarmente possano tornarmi in mente, come oggi mi succede con le cose di allora.
Quando vivevo in quella casa, non avevo nessuna ossessione , e mi accorgo che questo disagio è nato dopo quel “trasloco” forzato e sofferto nel quale ho DOVUTO separarmi dai ricordi in fretta e male.
So che questo disagio rispecchia qualcosa di più profondo, forse dovuto al trauma di quel distacco, e vorrei sapere come affrontare questa cosa.
Infatti quando vivevo lì non ho mai avuto problemi a gettare e a separarmi da cose, anche ricordi.
Perchè ora sì?
La ringrazio e saluto.
S.
RISPOSTA
Lei ha compreso che la separazione da qualcosa di antico, carico di affetti e di sensazioni è molto importanti. All’inzio , cioè otto anni fa, una parte di lai ha funzionato secondo una logica secondaria, cioè razionale che sembrava prevalente in lei: si trattava di liberarsi degli oggetti come se fossero soltanto “cose” infatti quali sarebbero da considerarsi, se non fossero animati da profondi affetti e emozioni , (madre, padre fratello sorelli etc), cioè da un valore intrinseco, un ponte con il passato.
Oggi questi affetti, in seguito eventualmente a non so quali eventi, sono riafforati e lei sta usando un meccanismo di difesa che si chiama “Annullamento Retroattivo”: distruggo anche gli oggetti salvati cosi annullo anche il passato.Niente mi leghereà piu, e così non soffriroò più. Penso che sia meglio continuare a preservarli e accettare che c’è un dolore nella separazione da certe esperienze affettive che potendo riconoscerle, verranno elaborate. Se questa mie considerazioni non saranno sufficientemente di aiuto , un collega potrebbe esserlo maggiormente per condividere un ascolto del suo mondo interiore.
Tanti auguri
roberto.pani@okeysalute.it