eiaculazione femminile

    DOMANDA

    Mi sono subito informata e ho visto diversi video a proposito,e devo dire che sono rimasta allibita, poiché questa cosa sta diventando una certa discrimazione per donne
    come me, che non hanno mai avuto questa esperienza. Sta diventando un obiettivo
    da raggiungere,o un qualcosa in più,da dare al proprio uomo per soddifarlo,un
    pregio,oppure una cosa di cui vantarsi e farsi vedere mentre lo si fa. Ho letto
    addirittura che queste donne che hanno questa cosa sarebbero più fortunate di
    altre,e che invece è un certo handicap in quelle che non lo hanno mai avuto.
    Quindi vorrei sapere se è veramente come scrivono che le donne che hanno queste
    ghiandole vestibolari nell’uretra, che secernono questo liquido, sono più
    fortunate, rispetto a quelle che hanno le stesse ghiandole, ma non secernono tutto
    questo liquido, e hanno solo un orgasmo semplice? Se l’orgasmo è più intenso
    rispetto a quello semplice? perché alcune donne spruzzano e altre no? e se è una
    cosa che può avere ogni donna oppure no?e perché succede questo, a che scopo
    fisiologico?e perché tutti pensano che lo squirting è un orgasmo, quando non lo
    è? e sopratutto perché tutti pensano che il liquido che esce ,esce dalla vagina, quando esce solo da delle ghiandole che sono situate attorno all’uretra? Grazie

    RISPOSTA

    Gentile e curiosa lettrice, la serie dei suoi quesiti meriterebbe tali risposte da riempire un intero capitolo di medicina sessuale femminile. Le sue domande hanno costituito per molti secoli quello che gli inglesi definiscono “food for thoughts” (cibo per la mente). Doveroso un breve escursus storico conoscitivo per poi cercare di risponderle adeguatamente. Nei secoli precedenti c’è stata una forte credenza soprattutto in Oriente e in Africa che entrambi i sessi potessero avere una eiaculazione durante i rapporti coitali. Se ne parlava, già, nel testo erotico indiano “Anaga Ranga” datato XVI secolo b.C. (prima di Cristo). Tra i Batoro, tribù dell’ Uganda, esiste il rito del “kachapati” in cui le donne anziane insegnano alle giovani donne come avere una eiaculazione. Il fenomeno della eiaculazione femminile consiste in una espulsione di liquido a spruzzi durante l’orgasmo. La prima descrizione scientifica risale ad Aristotele (384 b.C.) e la discussione su questo fenomeno ha interessato la comunità scientifica fino ai giorni nostri. Nel 1672 Regnier de Graaf identificò la “prostata femminile” costituita da un insieme di piccole ghiandole con i loro canalini situate attorno all’uretra, denominate in seguito nel 1860 da Alexander Skene come ghiandole di Skene, con funzione di espellere del liquido, aumentare la lubrificazione e la libido. Esse sono simili alla prostata maschile prepuberale e possono anche ammalarsi esattamente come la prostata maschile. Il loro eventuale ma non necessario “sviluppo” avviene sotto lo stimolo androgenico (ormone maschile che è presente in piccola quantità anche nella donna). Fino alla settima settimana di gravidanza il feto femminile contiene anche la struttura embrionaria per lo sviluppo dell’apparato genitale maschile e solo con lo sviluppo successivo della parte femminile e la regressione di quella maschile (mancando il cromosoma Y e la stimolazione androgenica) si potrà avere la formazione normale dell’apparato genitale femminile e la regressione della struttura embrionaria deputata alla formazione di quello maschile. L’espulsione di questo liquido, a volte molto abbondante, secondo Ernst Gräfenberg (1950), avverrebbe all’acme dell’orgasmo e non fuoriuscendo dalla vulva bensì dall’uretra femminile (non si tratta di urina e a volte è difficile differenziare l’espulsione di questo liquido dalla normale lubrificazione vaginale). Questa area corrisponderebbe, vista dall’interno della vagina, all’area denominata “G-spot” (punto G). Nel 1989 alcuni autori riportarono che la stimolazione del “punto G” (indipendentemente dalla stimolazione della clitoride) porterebbe ad un orgasmo di qualità differente rispetto a quello ottenuto dalla stimolazione clitoridea. Masters e Johnson nel loro libro del 1982, invece, negarono la possibilità che le donne avessero una eiaculazione durante l’orgasmo, anche se in seguito ammisero che alcune donne la potessero avere. Anche Alfred Kinsey (1953) ne negò l’esistenza partendo dalla considerazione che la ghiandola prostatica e le vescichette seminali nella donna non sono altro che abbozzi di strutture ghiandolari che non contengono liquido seminale (nel senso tradizionale del termine), quindi non è possibile definirla come una eiaculazione. Recentemente Colin Wendell Smith (2008) invece auspica che sia accettato dalla comunità scientifica la terminologia di “prostata femminile”, intendendo un organo capace di rilasciare del fluido durante l’orgasmo e di contribuire ad aumentare il piacere femminile. Concludendo, si potrebbe riconoscere che l’eiaculazione femminile esiste come parte di una normale risposta sessuale e che è prodotta dalle ghiandole di Skene (prostata femminile). Tale eiaculazione è alla portata di alcune donne dopo adeguata pratica (non di tutte, però, data l’estrema variabilità anatomica tra individui). In molte donne non si evidenzia, non per inesperienza o incompetenza del partner ma per le grandi differenze della microanatomia femminile (alcuni autori ritengono che solo il 10% possa ottenere l’eiaculazione). Presumibilmente stimolando il “punto G” (situato a circa 2,5 cm all’interno della parete anteriore della vagina) si favorisce la secrezione da parte delle ghiandole di Skene di liquido all’interno dell’uretra che può essere espulso durante l’eiaculazione. Comunque è bene ricordare che non esiste un magico metodo che porti una donna ad avere un orgasmo intenso e duraturo, esso è il risultato di un ben più complesso concatenarsi di fattori psicologici e fisici.
    Cordialmente, Gabriele Optale.
    Direttore del Centro Regionale Veneto per la prevenzione, diagnosi e terapia dei disturbi sessuali, ASL12, Mestre.

    Gabriele Optale

    Gabriele Optale

    Direttore del centro regionale del Veneto per i disturbi sessuali alla Asl 12 di Mestre (Venezia). Nato a Venezia nel 1949, laureato in medicina a Padova nel 1975, specializzato in ginecologia, e psicoterapeuta in sessuologia, è responsabile dell’ambulatorio medico di psicosessuologi della Asl 12 di Mestre (Venezia). Fellow of the European Committee of Sexual Medicine […]
    Invia una domanda