Fuoco di Sant’Antonio e Terapia del dolore

    DOMANDA

    Gentile Dottore, Le scrivo perché circa un mese fa mia madre ha avuto il fuoco di Sant’Antonio nella parte alta del torace destro, ha assunto la terapia contro il virus per 10 giorni, le croste sono cadute ma il dolore non è andato via.
    Da allora continua da avere tanto dolore e bruciore nella stessa zona a tal punto da non riuscire a dormire la notte ed anche il contatto dei vestiti con la pelle le causa dolore.
    Mi ha dato il suo riferimento una nostra amica di famiglia di Roma che Lei ha curato egregiamente facendole passare il dolore e prima di portarLe mia madre in visita (che ha 82 anni e qualche difficoltà a muoversi a causa del dolore) volevo sapere se lei pensa che anche per mia madre si possa fare qualcosa? Prima del dolore non aveva grossi problemi, era autonoma ed assumeva solo cardiaspirina per prevenzione. Ora con il dolore è depressa e dobbiamo aiutarla anche in casa. Ha preso tanta tachipirina ma senza migliorare il dolore ed anche il valium, solo il voltaren le da un po’ di sollievo per qualche ora. La ringrazio in anticipo per il suo prezioso consiglio. Cordiali saluti.

    RISPOSTA

    Gentile utente,
    la nevralgia post-herpetica detta anche fuoco di Sant’Antonio è sicuramente una condizione molto dolorosa che può diventare cronica (cioè continua nel tempo). Nel caso di sua madre (circa 1 mese) non è tecnicamente corretto parlare di dolore cronico, ma la riduzione del tono dell’umore e delle autonomie sono un segnale di comparsa di una serie di manifestazioni correlate al persistere del dolore che nell’insieme chiamiamo Malattia dolore. Il fatto che la sintomatologia dolorosa non sia scomparsa ne migliorata con la risoluzione della manifestazione cutanea espone ad un maggiore rischio di cronicizzazione del dolore, ma non è detto che ciò accada. In questo momento è comunque prioritario controllare il dolore per migliorare la qualità di vita di sua madre e ridurre il rischio di cronicizzazione. I farmaci a cui ha fatto riferimento sono degli analgesici di prima linea che, se inefficaci, è inutile proseguire nell’assunzione (aumenta solo il rischio di effetti collaterali). Da quanto mi ha riferito, pur non conoscendo il caso specifico, mi sento di rassicurarla sul fatto che abbiamo a disposizione differenti opzioni terapeutiche di cui sua madre potrebbe giovare. Colgo l’occasione per sottolineare che in questi casi, a prescindere dallo stadio della manifestazione cutanea è auspicabile un tempestivo controllo del dolore per ridurre al minimo la sofferenza del paziente e non da meno la possibilità che esso cornicizzi. Spero di esserle stato utile. Resto a disposizione per ulteriori necessità. Cordiali saluti.

    Fabio Intelligente

    Fabio Intelligente

    Nato a Milano nel 1978, si è laureato presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma dove si è specializzato in anestesia, rianimazione e terapia del dolore. Nel 2011 consegue, uno tra i pochi in Italia, la certificazione internazionale di fellow in terapia antalgica interventistica da parte del prestigioso World Institute of Pain. Attualmente è referente del […]
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