FIBRILLAZIONE ATRIALE

    DOMANDA

    AVENDO AVUTO DUE EPISODI DI FIBRILLAZIONE ATRIALE RISOLTI IN 24 ORE CON ARMACI MA CON CUORE SANO ESAMI NELLA NORMA COMPRESO PROVA DA SFORZO IL MIO DATORE LAVORO SONO UN OPERAIO ANTICENDIO FORESTALE MI A DETTO CHE SE RIFERISCO QUESTA PATOLOGIA A VISITA DEL LAVORO CE IL LICENZIAMENTO E MAI POSSIBILE GRAZIE

    RISPOSTA

    Il problema della fibrillazione atriale è abbastanza diffuso e di non facile affronto per il medico competente. Gli elementi di rischio sono legati a quelle mansioni/compiti che richiedano importante carico di lavoro ( aumento di frequenza cardiaca) o che possano costituire un pericolo in caso di sincope (lavori in quota, situazione ambientale ad elevato rischio infortunistico). Senza dimenticare le problematiche legate alla eventuale scoagulazione e quindi correlabili al rischio emorragico da eventuali traumi.
    E’ buona norma che il giudizio sia sempre ‘confortato’ dallo specialista cardiologo di riferimento del lavoratore.
    Vari studi hanno cercato di individuare i parametri più importanti da considerare, che devono portare ad una stratificazione del rischio ed un successivo giudizio di idoneità basati sui seguenti fattori: mansione del soggetto e incidenza funzionale della cardiopatia su di essa; stabilità clinica della malattia e stima della probabilità di nuovi eventi; definizione della ipersuscettibilità del cardiopatico al lavoro sulla base della diminuzione di performance e sull’aumento della probabilità d’insorgenza di nuovi eventi acuti; analisi dei compiti e dell’ambiente di lavoro. In definitiva si deve stimare la congruità della prestazione richiesta con la capacità funzionale del soggetto, tenendo sempre conto dell’ipersuscettibilità del cardiopatico.
    Non esistono criteri normativi di consenso che supportano il processo decisionale: alla fine è il medico a decidere. Sulla decisione influisce anche il pericolo che si può concretizzare sull’ambiente di lavoro: pericolo per sé e pericolo per gli altri.
    Pertanto, in definitiva, considerata sia la patologia che la tipologia di lavoro, non si può escludere che il medico competente decida per una non idoneità alla mansione specifica. In questo caso, andrà ricercata, se possibile, una ricollocazione utile nell’azienda.
    Cordiali saluti.

    Vincenzo Giacobbe

    Vincenzo Giacobbe

    MEDICO DEL LAVORO. Dirigente medico presso il ministero della Difesa e consulente tecnico d’Ufficio presso il Tribunale civile e penale di Marsala (Trapani). Nato nel 1967, si è laureato all’Università degli Studi di Firenze. Si è specializzato in oftalmologia (oculistica) all’Università degli Studi di Padova e in medicina del lavoro all’Università degli Studi di Palermo.
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