DOMANDA
Buongiorno, mio padre monorene dal 1986 ha subito a novembre 2012 un intervento di enucleoresezione di un oncocitoma di cm. 5,6 al rene residuo. Intervento riuscito e rene ripartito benissimo. A metà dicembre smette di urinare creatinina 7,34 gli applicano uno stent jj che ha tenuto fino al 18 gennaio scorso. Prima della rimozione dello stent la creatinina era scesa a 0,9. Dopo rimozione stent creatinina sale a 3,43 quindi il 1 febbraio gli applicano altro stent ma la TAC evidenza una stenosi del giunto pieloureterale per cui rimuovono lo stent per consentire cicatrizzazione della porzione di uretere applicando un catetere nefrostomico con uscita in sacchetto al fianco. Dopo due giorni mio padre riprende a urinare (il sacchetto si riempie e viene svuotato)ma viene sotttoposto a terapia antibiotica in pompa e a reidratazione con flebo. Tuttavia la creatinina si alza a 6,30 oggi a 9 e.l’impressione che il rene sia subentrato in insufficienza acuta pur urinando quotidianamente. Da una TAC effettuata in questi giorni emerge la presenza di un ematoma zttorno alla zona operata per cui gli hanno praticato trasfusione ematica per un giorno. Stando così le cose, gli urologi non hanno parlato di intervento di plastica al giunto, ma hanno detto che ora verrà ricoverato in nefrologia perchè di loro competenza in quanto terapia medica e non piu chirurgica. Siamo molto preoccupati perchè ci chiediamo cosa stia succedendo, visto che il rene a un mese dall’intervento funzionava bene.
RISPOSTA
Gentile Ale1964,
comprendo la preoccupazione per il caso del papà, che ha sviluppato una grave insufficienza renale. La storia clinica è complessa e piena di eventi, per cui è molto difficile esprimere un parere senza poter visionare la cartella clinica, gli esami radiologici e visitare il paziente. Credo che il trasferimento in nefrologia sia opportuno per controllare al meglio la situazione, dato che è possibile sia necessario iniziare la dialisi. Chiedete informazioni sulla situazione clinica ai nefrologi, che saranno in stretto contatto con gli urologi per valutare l’evolversi della situazione.
Una volta il caso di suo padre avrebbe avuto un decorso più semplice, ma più radicale. la presenza di un tumore renale rendeva implicita la nefrectomia e quindi, nel caso di un paziente monorene, l’inizio della dialisi. Ora si fanno le resezioni parziali per cercare di evitare la dialisi, ma il decorso post-operatorio può complicarsi, come purtroppo sembra essere successo in questo caso.
Ogni volta che osserviamo un peggioramento acuto della funzione renale resta aperta una possibilità di un recupero, anche dopo aver iniziato la dialisi. mi auguro che questo sia anche il caso di suo padre, che sono sicuro sia in buone mani perché il livello di competenza della nefrologia italiana è eccellente, in Europa e nel Mondo.
Con i migliori saluti,
Dott. Maurizio Gallieni