Algia facciale atipica

    DOMANDA

    Il dolore di mia moglie, iniziato nel lontano 1978 come banale mal di denti al primo incisivo superiore destro si è poi allargato al palato. Regredito spontaneamente dopo circa tre anni, si è ripresentato prepotentemente nel 2002 estendendosi a tutta l’arcata dentaria superiore e al palato, poi all’arcata inferiore, interessando infine anche la lingua. Dopo varie diagnosi e terapie è stata ricoverata nel 2005 presso la neurologia 3 dell’Istituto Besta e dimessa con la diagnosi di algia facciale atipica. Seguita dal centro di terapia del dolore dell’ospedale di Verona e da uno psicoterapeuta ma senza risultati apprezzabili è sprofondata in una fase depressiva da cui si è ripresa dopo un ricovero nel 2007 presso il reparto di psichiatria dell’ospedale della città. Da allora il dolore, sempre alla parte destra del viso, è stato presente con intensità sopportabile salvo brevi fasi acute di due-tre giorni ad intervalli variabili di uno-due mesi. Da marzo 2013 le fasi acute si sono allungate a 7-10 giorni divenendo più frequenti. In aprile 2014 siamo tornati all’Istituto Besta e dopo RMN, TAC, valutazione psicologica e conferma della diagnosi di algia facciale atipica, il 3/11/2014 è stata sottoposta ad intervento di radiochirurgia con Cyberknife senza beneficio. Il 12 febbraio ci è stato comunicato che non esistono ulteriori terapie e bisogna solo sperare in regresso spontaneo. Dobbiamo veramente mettere la parola fine sulla speranza di tornare ad una condizione vivibile?

    RISPOSTA

    Assolutamente no ! Il termine algia facciale atipica è spesso una connotazione della nostra ignoranza, come non di rado accade nelle algie facciali di non agevole diagnosi e di ancora più difficile trattamento. Ma una valutazione diagnostica più accurata consente talora di individuare una causa misconosciuta e quindi trascurata. Naturalmente i fattori psicologici pesano non poco sul vissuto del dolore, anche come conseguenza di ripetuti fallimenti terapeutici. Il complesso dei componenti psico-fisici possono rendere il dolore insostenibile e la qualità della vita intollerabile.
    Per quanto frustrante possa apparire, suggerisco una (ulteriore) visita specialistica orientata verso un approccio multimodale, che tenga conto contestualmente di tutti gli aspetti attuali del problema.
    Se interessato, non esiti a contattarmi (02/76111312) e, soprattutto, non perda la speranza !
    Cordiali saluti

    Prof. Giuseppe De Benedittis

    Giuseppe De Benedittis

    Giuseppe De Benedittis

    ESPERTO IN IPNOSI. Dirige il Centro interdipartimentale per lo studio e la terapia del dolore all’Università degli Studi di Milano. Nato a Trani (Bari) nel 1944, laurea in medicina all’università di Padova nel 1968. A Milano si è specializzato in neurochirurgia, psichiatria e anestesiologia. Presso il Policlinico dell’ateneo lombardo dirige il Centro interdipartimentale per lo […]
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