DOMANDA
buongiorno,avevo voglia di farmi un tatuaggio e consigliato da un amico sono andato da un ragazzo che fa i tatuaggi in nero dentro casa sua.dentro casa c’erano gia altri due ragazzi che dovevano farsi un tatuaggio prima di me. Ho atteso il primo e intanto che faceva il secondo mi ha detto di accomodarmi nel lettino vicino. QUesto ragazzo utilizzava un apparecchio dove attaccati c’erano dei tubicini attaccato ad una corrente, credo che quei tubicini fossero per iniettare il colore.Mentre faceva il tatuaggio a quest’altro ragazzo,e attendeva forse che il colore gli si asciugasse sulla pelle,con lo stesso attrezzo intanto cominciava a farlo a me.Con me ha finito quasi subito perchè io dovevo tatuarmi un nome e sono adnato via che quel ragazzo aveva da fare ancora molto.Da qualche giorno sto leggendo su internet malattie terribili che posso prendermi se quell’attrezzo non fosse stato sterilizzato.mi sono attaccato al telefono alla ricerca di specialisti infettivologi che prontamente e pazientemente hanno risposto a tutti i miei dubbi sulle malattie a trasmissione anche sessuale.mi sono interessato molto di piu ad epatiti B-B-C e hiv.Mi hanno detto che raramente è accaduto che persone si siano infettate per farsi tatuaggi con arnesi non sterilizzati “per pagare meno come me” ma che se è successo una sola volta con un’unica persona il rischio diventa irrisorio anche se non conosco lo stato di salute di questo ragazzo steso sul lettino vicino al mio.E’ così Dottore?
RISPOSTA
Giornali e servizi televisivi stanno ormai da tempo insistendo, a ragione, sui concreti rischi che si corrono con la pratica del piercing e dei tatuaggi eseguiti da personale improvvisato, o che comunque non conosce (o non applica) le buone pratiche di sterilizzazione dei materiali da utilizzare per l’esecuzione del suo lavoro. E’ perciò buona norma accertarsi sempre, prima di eseguire qualunque procedura di questo genere, che siano garantite tutte le precauzioni atte a prevenire la trasmissione di patologie infettive, prime fra tutte quelle da lei citate, ma non solo. I colleghi infettivologi da lei interpellati prima di me hanno correttamente sostenuto che gli episodi infettivi trasmessi con queste pratiche sono stati segnalati solo raramente. Ma raramente non significa mai. Al tempo stesso, si ricordi che i casi che vengono segnalati sono notevolmente meno rispetto a quelli che effettivamente si verificano. Per cui, se è vero che il rischio che lei può avere corso non è elevato, esso è pur sempre un rischio. E come tale va considerato. Perciò, nel ricordarle di non sottoporsi mai più a pratiche di questo genere senza prima accertarsi delle condizioni igieniche del personale addetto, il mio consiglio non può essere che quello di eseguire anche le analisi previste per escludere le patologie da lei citate.