DOMANDA
La ringrazio in anticipo per il tempo dedicatomi.
da quando è morta la madre, 6 anni fa, è cambiato (forse sono io a pensarlo), ha tolto il bancomat a mia madre, per poi con fare altezzoso rinfacciare il fatto che lui mantiene tutti (mia mamma 50 io 25 e mio fratello 19), e che pretende gli scontrini di tutte le spese che si fanno in famiglia.
A questo son seguite liti 1 giorno si e 1 no. “Tu sei un ospite qua in casa ricordatelo”, “Quando avrai un lavoro avrai il diritto di parlare”, “Ti serve la macchina? vai a lavorare come ho fatto io e te la compri”, “Serve l’acqua calda per lavarsi i denti?” queste sono le frasi più ricorrenti.
Ora, da circa un anno si da malato, ha smesso di lavorare e si rifiuta di firmare le carte del medico, vuole levarci il suo stipendio e ha detto che non gli interessa se va sotto un ponte, a patto che ci finiamo anche noi (testuali parole).
Si rifiuta di ricevere cure, 2 dottori che l’hanno visitato hanno consigliato un ricovero in ospedale psichiatrico, si rifiuta di prendere psicofarmaci per paura che lo rendano accondiscendente.
Da ormai 3 mesi passa la vita in salotto davanti alla tv da mezzogiorno, quando si sveglia alle 4 di notte. Non vuole più mangiare con noi, e si trascura.
Mia madre fa pulizie da 3 anni.
Non so più cosa fare, appena apro bocca per parlargli “adesso non ho voglia”, ho pensato di scrivergli una lettera perfino perchè a faccia a faccia e difficile non scaldarsi e finire in lite.
RISPOSTA
Mi scusi, non capisco bene di chi parla, forse di suo padre? Se alcuni medici hanno suggerito ricovero in ospedale psichiatrico, credo che il problema non possa essere risolto facilmente e d’altra parte i comportamenti che lei descrive possono essere attribuibili ad uno stato di sofferenza psicopatologica. Se la persona in questione non decide di farsi aiutare, una possibilità è quella di chiedere l’intervento domiciliare da parte di uno specialista in psichiatria del centro di salute mentale territoriale, il quale può dare suggerimenti sia alla persona in difficoltà che ai familiari.
Cordiali saluti
Prof. Massimo Biondi