DOMANDA
Salve Professore,
sono una studentessa universitaria e ho un problema: ogni volta che mi trovo a dover affrontare degli esami soffro di attacchi d’ansia che mi causano vomito e malessere, non permettendomi di affrontare l’esame nel modo migliore.
Come posso risolvere questo fastidioso problema?
Grazie.
RISPOSTA
Cara Anna,
partirei dalla considerazione che l’ansia, di per sè, non è sempre patologica. Per esempio, ci aiuta a stare vigili mentre guidiamo e favorisce attenzione e concentrazione. E’ tuttavia evidente che, laddove raggiunga i livelli da lei descritti, il suo effetto non è che negativo e sembra dare la brutta sensazione di avere il “cervello in panne”.
Ma come spiegarcela? La situazione d’esame è un “classico” della teoria psicoanalitica: si tratterebbe della messa in scena di una situazione valutativa in cui un professore o una professoressa (padre/madre) valuta uno studente (figlio/a). Si riattiverebbero così angosce di castrazione (la sua preparazione è inadeguata, cioè non sufficientemente “potente” da farle superare l’esame) o, più regressivamente, di inadeguatezza rispetto alle aspettattive (le è mai capitato di sentire studenti che rifiutano anche un buon voto?) e quindi di timore di non avere un riconoscimento narcisistico da parte dell’altro (valgo solo se l’altro mi riconosce preparato). Per risolvere il suo problema partirei dunque dal riflettere con calma su cosa la situazione d’esame “attiva” in lei, in particolar modo rispetto alle figure genitoriali reali o interiorizzate.
Più immediatamente mi sento di consigliarle qualche piccolo stratagemma di tipo cognitivo, nel senso di “leggere” la situazione d’esame in modo non distorto: per esempio, tramutare l’ipotesi “è certo che l’esame mi andrà male”, nell’ipotesi “ci sono buone possibilità che riesca a superare l’esame, ma potrebbe anche andare male”. In generale, si tratta di non “assolutizzare” la situazione. Può così pansare che, se un appello non va, ce ne sarà un altro; che un po’ di fortuna ci vuole, e a quella non si comanda; che anche se non saprò inizialmente rispondere a una domanda, non significa che non sia preparato; e così via.
Allora…buono studio.
il problema che lei pone non è così infrequente e, lavorando in università, vedo le reazioni più disparate