SSRI, la scelta di quale “molecola”

    DOMANDA

    Buongiorno per anni (più di 10) ho utilizzato Fevarin (fluvoxamina), su consiglio psichiatrico, per disturbo d’ansia, DOC e attacchi di panico (pochissimi).
    Da agosto dell’anno scorso, considerate le mie condizioni (svogliatezza, demotivazione, stanchezza ingiustificata), lo psichiatra ha integrato la terapia (100 + 100 di Fevarin), aggiungendo 7 + 7 gocce di citalopram. Stanchezza e svogliatezza sono migliorate.
    Dopo quasi un anno però, a giugno ho cominciato piuttosto improvvisamente, a soffrire di un disturbo di ansia, acuto, invalidante, che mi ha letteralmente terrorizzato, specialmente al momento dei risvegli la mattina. Un nuovo psichiatra mi ha consigliato di passare ad altro tipo di SSRI, eliminando Citalpram e passando da Fevarin a Seroxat (Paroxetina). Mi chiedo come viene effettuata la scelta della molecola di elezione: in sostanza come capire se il soggetto che lo specialista ha di fronte è da trattare con sertralina, paroxetina, flovoxamina, fluoxetina ? c’è una relazione tra soggetto, disturbo e farmaco d’elezione ? Le sarei grata per qualsiasi informazione, anche in merito al mio recente cambio di trattamento. Cordiali saluti
    Ale

    RISPOSTA

    Quali sono i criteri che usa lo psichiatra per scegliere l’antidepressivo da prescrivere? Deve applicare i criteri generali che qualunque medico utilizza per una prescrizione farmacologica: deve cioè conoscere i sintomi di cui soffre il paziente, in particolare la storia e l’intensità e come si associano fra di loro; questo consente di formulare una diagnosi. A parità di diagnosi la scelta del farmaco può dipendere sia dalla preminenza di un sintomo (per esempio l’ansia, o il calo dell’umore, l’apatia o l’irrequietezza motoria, l’insonnia o la sonnolenza ecc.), sia da una eventuale comorbilità (ovvero la presenza di più diagnosi), sia da eventuali controindicazioni specifiche per il singolo paziente e/o del particolare farmaco da prescrivere. Detto questo non si può negare che spesso le scelte non sono affatto rigide, cioè molti farmaci della stessa categoria possono essere usati indifferentemente senza che i criteri citati siano in grado di suggerire preferenze decise; perciò è spesso necessario provare uno o l’altro farmaco che per i criteri generali sia proponibile, sperando di centrare almeno in parte l’obiettivo. E’ chiaro quindi che la prescrizione è una prassi empirica che per ora non consente di prevedere con precisione come risponderà il singolo paziente. Ci aspettiamo che i progressi della genetica applicata alla farmacologia ci consentano di sapere in anticipo, in base alla conoscenza delle caratterisitche genetice della persona, quale farmaco potrebbe essere più efficace e meno tossico, o addirittura di potere disporre di farmaci su misura per il singolo paziente.

    Renzo Rizzardo

    Renzo Rizzardo

    ESPERTO IN DISTURBI DELL’UMORE E D’ANSIA. Già professore a contratto di psichiatria all’Università di Padova. Nato a Basiliano (Udine) nel 1946, si è laureato e specializzato in psichiatria a Padova. È stato responsabile del centro di salute mentale dell’Università di Padova e coordinatore regionale per il Triveneto della Sirp (Società italiana di riabilitazione psicosociale). Si […]
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