DOMANDA
Buongiorno,brevemente : frequento clandestinamente un uomo più grande di me , io 31, lui 49. Viviamo in città diverse,lui separato con una figlia nata al di fuori del matrimonio. E’ una relazione tra alti e bassi,unioni e adii, sadico-masochista. Alla prima disapprovazione lui sparisce,io lo inseguo,non lo raggiungo. Dopo qualche mese ricompare, e io sempre disponibile ad accoglierlo. Lui mi ha presentato alla famiglia, io no, sono insicura,ho paura, tra l’altro lui era il capo di mio padre. Eppure sento di amarlo. Mi sento dipendente,vado in ansia quando lui non c’e’, la sua assenza paralizza la mia vita. Spesso mi umilia, mi offende,ma lui e’ lui. Che facciamo??
RISPOSTA
La sua è una situazione che si verifica non così di rado, soprattutto in presenza di una asimmetria d’età, di posizione, di riconoscimento sociale. A me sembra, nei limiti ovviamente di ciò che mi scrive, che ciò che manchi è un principio di “trasparenza” e di “separazione”, che di solito avviene in “nome del padre”. Ma, come dice giustamente lei, forse questo è un uomo che porta cone sè anche il legame che lei ha con suo padre (era il suo capo) e il vissuto che lei ha dello loro relazione (servile? collaborativa? altra?). Più che di sadomasochismo parlerei di una difficoltà a stare soli, nel timore di non trovare un proprio “to consist” identitario. E allora, accanto al rapporto con il padre, vale la pena si chieda quale possibilità di identificazione lei ha con sua madre, anzitutto come donna, e della dignità o meno che lei le attribuisce. Solo recuperando modelli identificativi “forti” (non necessariamente la madre) lei potrà trovare la “forza” di occupare un suo spazio e una sua posizione di fronte a lui. Il fatto che abbia deciso di presentarla in famiglia mi fa pensare che lui voglia uscire dalla clandestinità e questo potrebbe servire anche lei, nel momento in cui potesse confrontarsi con i suoi modelli genitoriali e non per poi ritrovare sè stessa. Cordialità.