DOMANDA
Ho letto con interesse l’articolo di OK salute sulla distimia e volevo chiederle qualcosa in merito.
Mi riconosco in alcuni sintomi descritti ma non potrei dire che si protraggono per due anni ma direi piuttosto di avere una melanconia latente che a volte soprattutto d’inverno mi porta stanchezza (come fare a dire che è cronica ?) ed in generale vedere gli ostacoli piu’ grossi di quello che appaiono.
Solo un po’ di ansia o mi debbo preoccupare ‘
grazie e saluti
RISPOSTA
Riconoscersi nei sintomi descritti in un testo scientifico o divulgativo e convincersi di avere una malattia è un fenomeno frequente (ad es. leggendo l’enciclopedia medica ci si può convincere di essere affetto dalla maggior parte dei disturbi riportati), ma solo il riscontro di un esperto può confermare la significatività clinica di questi fenomeni.
In ogni caso, la tristezza e l’astenia che riferisce come sue caratteristiche costanti, unitamente alla sovrastima delle difficoltà, non necessariamente sono il segno di una distimia propriamente detta.
Talvolta gli schemi cognitivi che utilizziamo per interpretare gli eventi esterni e le convinzioni su noi stessi sono tali da produrre lo stato emotivo e motivazionale che lei riferisce. Ad esempio, la tendenza a ritenere che gli eventi negativi sono la prova di nostre incapacità e/o la previsione che non possiamo fare niente per modificarle, oppure una eccessiva dipendenza emotiva dagli altri, che ci porta a cercare sempre approvazione e rassicurazione (in assenza delle quali reagiamo con emozioni negative). Insomma un generale pessimismo, una eccessiva autocritica e l’idea che nessuno ci può o ci vuole aiutare possono produrre emozioni di tristezza, apatia, e la sensazione di essere sopraffatti dagli ostacoli. Naturalmente queste emozioni non aiutano ad ottenere gratificazioni e successi, realizzando in tal modo un circolo vizioso. Certo, l’inverno tende ad acuire le difficoltà della vita (per ovvie ragioni) e rappresentare un periodo più complicato, soprattutto se ci si sente già triste ed incapace.
L’importante è interrompere il circolo vizioso e magari invertirlo, riconoscendo i propri schemi interpretativi, verificandone la correttezza, soprattutto provando ad applicare soluzioni nuove e ad ottenere dei successi pratici. Questo lavoro può essere affrontato con l’aiuto di uno psicologo esperto in queste problematiche, con buone probabilità di successo e la possibilità di affrontare la vita con più ottimismo ed efficacia. In bocca al lupo. Michele Lepore