ptosi renale calcolosi

    DOMANDA

    Buongiorno dottor Gallieni

    sono una donna di 47 anni, all’età di 22 anni ho avuto prima colica con espulsione di calcolo di calcio e acido ossalico a circa 4 mesi dal parto.Nei successivi anni ho avuto altre coliche,tre per precisione, sempre con espulsione calcolo. Tre anni fa dopo colica di 3 giorni ho espulso calcolo ma i dolori, diversamente dalle successive volte, non sono passati. Da quel momento ho dolori cronici al lato destro in corrispondenza rene che peggiora semplicemente a sobbalzi,movimenti che provocano torsione busto, peggiorano poi in ovulazione e fine ciclo. Mi è stata diagnosticata ptosi renale ( circa 5 cm) rene destro con inginocchiatura, pielonefrite cronica . é stata esclusa endometriosi e problema tiroide. Per questo motivo il nefrologo mi indirizza dal ginecologo e a sua volta il ginecologo mi rimanda dal nefrologo.Per questo motivo ho perso lavoro e speso cifre importanti in visite che non hanno risolto quasi nulla, sperando in suo parere porgo cordiali saluti

    RISPOSTA

    Il suo caso è molto complesso, considerando quanto ci ha raccontato della sua storia clinica e gli scarsi risultati ottenuti consultando diversi specialisti. Non ci sono quindi soluzioni semplici ad una situazione così difficile.

    La presenza di un inginocchimento dell’uretere, conseguente alla ptosi (abbassamento) del rene destro determina rallentamento del flusso urinario e verosimilmente temporanee dilatazioni delle vie urinarie. Ciò giustifica la formazione di calcoli multipli sempre dallo stesso lato e forse anche i dolori attuali.

    Farei una scintigrafia renale per valutare la funzione residua del rene destro e per confermare una normale funzione del rene sinistro. Con questa informazione sentirei poi un urologo esperto di ptosi renale, per valutare una soluzione interventistica (inserimento di uno stent, o intervento chirurgico). Un intervento abbastanza diffuso in passato era la nefropessi (il rene veniva ancorato al diaframma per evitare la ptosi), ma è stato sostanzialmente abbandonato perché raramente i risultati erano soddisfacenti. In casi estremi sono stati fatti un autotrapianto del rene ptosico, in una posizione diversa che evitasse la ptosi e l’inginocchimento dell’uretere, o addirittura la nefrectomia, se il rene controlaterale è sano. Soluzioni così estreme (che sono chirurgicamente aggressive e/o sacrificano il rene) vanno prese considerazione quando non ci sono alternative più conservative.

    Cordiali saluti,

    Maurizio Gallieni

    Maurizio Gallieni

    Maurizio Gallieni

    Direttore dell’unità operativa complessa di nefrologia e dialisi dell’azienda ospedaliera San Carlo Borromeo a Milano. Nato a Milano nel 1960, si è laureato presso l’Università degli Studi di Milano e specializzato all’Università degli Studi di Verona. Ha studiato e svolto tirocini all’estero, soprattutto negli Usa.
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