Come affrontare lo stress dello stalking?

    DOMANDA

    Gentile Dottoressa,

    il mio ex-ragazzo mi molesta da quando ci siamo lasciati, 2 mesi fa. L´ho denunciato alla polizia per stalking. Il suo è un comportamento classico: mi segue, mi minaccia, ha rotto più volte la cassetta della posta, mi telefona e mi cerca in continuazione. Ci sono delle cose che non capisco: alla polizia ho scoperto che molte delle cose che mi aveva detto sono completamente false. Addirittura una volta è venuto da me tutto vestito bene per festeggiare un contratto di lavoro, che non risulta presso le autorità competenti. Lo stalker è anche un mitomane? Era cosi veramente e sinceramente fiero di avere preso solo una multa in 10 anni, e poi scopro che la polizia lo ha fermato in questo tempo per furto e molestie! Io mi ero accorta che qualcosa non andava in lui, e l´ho invitato a rivolgersi ad un dottore. Mi ha detto che l´ha fatto e mi ha descritto la consulenza nei dettagli! E poi, nonostante le molestie, è normale che io provi ancora tenerezza per la sua dolcezza e mi preoccupi per la sua salute e vorrei che stesse bene? Ad ogni modo, visto che mi vuole “spaccare la testa”, lo giura sulla madre morta 10 anni orsono per cui ha un amore infinito, io ora vivo da un’amica e sto cercando casa nuova. Ho bisogno di capire, e le sarei grata se mi volesse dare il suo supporto o anche fonti internet.
    Grazie.

    RISPOSTA

    Capisco che ci sono due ambiti su cui lei cerca di fare luce. Il primo – direi essenziale – si riferisce a sé e in particolare alle proprie scelte ed al vissuto emotivo che le accompagna. Il secondo – anche per importanza – riguarda la comprensione di quest’uomo che ha creduto di conoscere.
    Per il primo (‘cosa faccio ?’) farei il possibile per tenere distinte le due dimensioni del suo vissuto ovvero le emozioni che prova e gli obiettivi che si pone. Tutto l’ambito dello scegliere è fatto di obiettivi (valori, mete, cose in cui crediamo) che direzionano il nostro agire e gli conferiscono significato e di emozioni che sostengono o frenano i processi del capirsi, dello scegliere e dell’agire.
    Gli obiettivi sono nel pensiero (soprattutto), le emozioni invece sfuggono ai tentativi del raziocinio di catturarle.
    Tutto ciò che è pensiero può essere distolto, camuffato, negato anche. Le emozioni invece non si possono negare. Ad essere innegabile è soprattutto il loro carattere di ambivalenza. Ogni sentimento – anche quelli che rivolgiamo a noi stessi – vede la compresenza di amore (attrazione, simpatia, curiosità, investimento…) e di odio (repulsione, rabbia, paura…) . Più forti sono, maggiore è la spinta emotiva…. Naturalissimo quindi respingere e poi desiderare, arrabbiarsi con e poi amare, provare paura e poi essere attratti da …
    Non è mai l’ambivalenza a creare difficoltà, ma semmai il modo in cui è accettata e gestita.
    Nel suo caso io starei ferma sugli obiettivi di vita e sulla decisione che lei ha preso. Piuttosto mi focalizzerei sul suo personale vissuto emotivo accogliendolo senza rifiuto, ma con il tentativo di direzionarlo…. Le emozioni non si possono negare, ma si possono e si devono trasformare. Le emozioni ci aiutano inoltre a trasformarci.

    In tal senso io trarrei da questo periodo della vita il massimo degli insegnamenti. Non c’è infatti maggiore ricchezza di quella di avere affrontato con successo le difficoltà. Quale successo ? Esserne uscita migliore, più forte e con risorse psicologiche più affinate e pronte ad affrontare sfide future.
    Per intanto la incoraggio a stare sul primo ambito: le SUE scelte, i SUOI obiettivi e le SUE emozioni… Una volta che si sarà interrogata, risposta, capita ed avrà fatto il suo percorso potrà semmai – fuor di problema personale – cercare di capire anche lui o almeno il suo comportamento.
    Perché le suggerisco ‘dopo’ ? Perché dubito che si possano affrontare due aspetti così grossi in un sol momento e perché solo avendo lavorato su di sé ed essendosi sentita cresciuta e forte può semmai affrontare il resto, se ancora lo riterrà opportuno.
    Le auguro quindi la massima accoglienza di sé come persona in turbamento, ma in crescita e con il desiderio di camminare che anche le sue poche righe ben mettono in luce.