Per la frattura del dente dell’epistrofeo serve l’operazione?

    DOMANDA

    Gentile dottore,
    mio padre in seguito ad un incidente di sci ha riportato la frattura del dente dell’epistrofeo tipo II, non ha riportato alcun danno celebrale ma dopo un periodo di 3 mesi con un collare con appoggio SOMI e successiva Tac non è stata notata alcuna calcificazione dell’osso. Il dottore che lo ha seguito dice che forse bisognerebbe eseguire un intervento chirurgico. Cosa mi consiglia? Quali sono i possibili rischi di quest’intervento?
    Quali centri mi consiglia?
    La ringrazio in anticipo

    RISPOSTA

    Effettivamente se l’adozione di un supporto ortesico non ha prodotto a tre mesi una iniziale calcificazione della frattura bisogna pensare alla possibilità di un intervento chirurgico: l’intervento prevede l’inserzione di viti attraverso la colonna cervicale, passando per via anteriore con controllo radiologico (possibilmente sotto controllo TAC o con neuronavigazione). Se eseguito con questo controllo l’intervento è relativamente meno difficile e rischioso rispetto a un tempo quando tali ausili non esistevano. I centri Italiani dove l’esperienza è maggiore sono L’Ospedale di Legnano e il CTO di Torino
    Distinti saluti
    Paolo Gaetani

    Paolo Gaetani

    Paolo Gaetani

    SPECIALISTA IN PATOLOGIE DELLA COLONNA VERTEBRALE. Dirigente di primo livello della clinica neurochirurgica del Policlinico San Matteo di Pavia. Nato a Milano nel 1956, si è laureato in medicina presso l’Università degli Studi di Pavia nel 1981, specializzandosi poi in neurochirurgia e in neurofisiologia clinica. È autore, assieme a Lorenzo Panella e a Riccardo Rodriguez […]
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