DOMANDA
Gentile dottoressa mio figlio ha 16 anni e frequenta il secondo anno di un liceo scientifico molto difficile. A scuola è sempre stato bravo e studioso. I problemi sono iniziati dal primo liceo (scuola da lui scelta). L anno scorso è stato rimandato in matematica. Pensavamo che questi problemi fossero dovuti all impatto con le superiori ma qurst anno non è andata meglio. Ha rischiato la bocciatura ma alla fine se la cavera’ con due debiti. In questa scuola i voti sono molto bassi e si fatica molto anche x un misero sei. Da mamma ho assistito ad un lento appiattimento della sua autostima. Crisi di pianto e perfino sentire che questa scuola gli sta togliendo la voglia di vivere. Ha deciso di cambiare scuila, sempre un liceo scientifico ma più leggero dove i voti sono normali ed i professori più umani. Le chieco se questa scelta la vede poco educativa. Mio figlio ha voglia di studiare ma ho paura che se restasse li pian piano finirà. Cosa ne pensa. La prego mi aiuti. Grazie
RISPOSTA
Gentile mamma,
da quanto mi scrive, suo figlio sembra avere ben chiaro in testa che l’indirizzo di studi che ha scelto gli piace, ma che evidentemente qualcosa non funziona con l’ambiente relazionale circostante. E’ una variabile che non va affatto sottovalutata quando si ha a che fare con il luogo in cui i nostri ragazzi trascorrono così tanto del loro tempo, soprattutto in un’epoca della vita in cui hanno bisogno non solo di assimilare contenuti, ma anche di fare esperienze di vita.
Lei ha mai parlato con i professori di suo figlio? Come lo vedono? E voi genitori, a vostra volta, che considerazione avete dei docenti?
In situazioni come quella da lei descritta, sarei più propensa a dare ascolto al malessere così intenso descritto in suo figlio, piuttosto che pensare a “scelte educative”, che rischiano di diventare irrigidimenti inopportuni e inutili. Fermo restando, a monte, che lo sguardo di un adulto genitore sia in grado di raccogliere altre voci oltre a quella del figlio e di cercare un senso più ampio a quanto gli sta succedendo.
Cordialmente,
Roberta Cacioppo
– psicologa psicoterapeuta –
www.psicoterapia-milano.it