carcinoma portio microinvasivo

    DOMANDA

    Gentile Dott.Raspagliesi, sono una donna di 48 anni, nel mese di febbraio sono stata sottoposta ad isterectomia radicale con annessiectomia bilaterale e linfoadenectomia, per carcinoma portio microinvasivo, l operazione è andata bene e l esito istologico di tutto il pezzo operatorio non riporta invasione ai linfonodi.
    Non ho dovuto fare nessuna terapia dopo l intervento e mi è stato detto di eseguire dei controlli.La mia domanda è la seguente:
    Nel mese di dicembre ho eseguito una conizzazione perchè dalla colposcopia e biopsia mirata c era una displasia moderato grave….ma a quanto pare la suddetta conizzazione non è bastata e sono stata sottoposta ad isterectomia, ora mi chiedo, come mai allora l esito istologico relativo all isterectomia ( scusi la ripetizione di parole, ma non è facile riuscire a concentrare tutto)riporta quanto segue; MINUTO FOCOLAIO DI DISPLASIA MODERATO GRAVE E LIVELLO DELLA GIUNZIONE SQUAMO COLONNARE ASSOCIATO A METAPLASIA SQUAMOSA DI QUALCHE SFONDATO GHIANDOLARE …non doveva esseri scritto carcinoma?
    Spero di essermi spiegata bene dottore, e la ringrazio anticipatamente per la sua risposta, questa situazione mi ha molto provato e spero in una sua confortante risposta.

    RISPOSTA

    Cara Signora,
    sebbene Lei non mi fornisca tutti i paremetri istologici che in genere consentono allo specialista di scegliere la terapia, tuttavia mi scrive di aver avuto una diagnosi di carcinoma microinvasivo dopo la conizzazione. In questi casi la limitata estensione della malattia consente, nelle donne desiderose di prole, di effettuare una chirurgia conservativa dell’utero. Nel suo caso, l’età ha indirizzato i suoi curanti verso una terapia radicale per essere in grado di trattare adeguatamente ogni eventuale residuo post-conizzazione di malattia. L’esame istologico di cui mi scrive documenta invece l’assenza di residuo di malattia, ovvero la malattia era già stata asportata per intero dalla precedente conizzazione. Di questo in genere vengono informate le mie pazienti in quanto, se la donna è pronta alla diagnosi di una persistenza di malattia, rimane invece assai perplessa quando la malattia non viene messa in evidenza da un intervento di certo importante. Purtroppo questo fa parte del gioco in quanto l’intervento viene effettuato per asportare ogni residuo di malattia ma non si è in grado preoperatoriamente di avere la certezza che questo sia presente. Giusta pertanto la decisione di non effettuare ulteriori terapie.
    Sinceri auguri

    Dr. Francesco Raspagliesi