DOMANDA
Gentilissimo Professore, già in passato le ho scritto parlandole del mio problema:il colon irritabile; sono una ragazza di 30 anni e in 2 anni e mezzo che sono iniziati i miei sintomi,produzione abnorme di aria nella pancia, flatulenza , dolori, sono stata visitata da ben 6 gastroenterologi a Napoli, ho fatto tanti esami: calcoprotectina fecale, ecoaddome, test celiachia, ves , pcr,gastroscopia, test per intolleranze alimentari e sono risultati tutti negativi, tranne per il breath test al lattosio, in cui si evidenzia che sono lievemente ipolattasica, e su questo evito latticini e derivati, prendendo una pillola di lactoint al bisogno;ho provato di tutto carbone vegetale,colon rest,obispax, debridat, fermenti lattici di tutti i tipi;l’ultima gastroenterologa 6 mesi fa mi ha dato una cura di normix per 10 giorni al mese e 20 giorni di fermenti lattici;devo dire che dopo un periodo di apparente ed alternante benessere io ora mi ritrovo nelle stesse condizioni iniziali, al punto che quando la pancia è gonfia di aria spesso vomito anche.Gentile dottore non ce la faccio più, cosa altro si può fare per migliorare questa patologia? mi sento disperata e non so più dove sbattere la testa.Mi scuso per la lunga lettera e resto fiduciosa in un Suo accorato consiglio. Grazie
RISPOSTA
Carissima, ho più volte sottolineato nelle mie risposte che questa rubrica è utile per soddisfare domande precise, ben circoscritte. Se il problema clinico è di difficile risoluzione è necessario avere dal “paziente” tante informazioni difficilmente esauribili per corrispondenza. Il tipo di vita, di alimentazione, l’attività lavorativa; le modalità di ingestione dei cibi (aerofagia); pregressi interventi chirurgici addominali ecc. ecc.. Ad esempio il vomito può essere correlato ad un problema organico o è solo una risposta esagerata ai suoi fastidi per un’alterazione della soglia di percezione? E’ vero: lei ha interpellato ben 6 gastroenterologi, magari bravissimi. Ma questo potrebbe aver impedito una contiunuità nella ricerca della risposta ai suoi problemi. Quindi si affidi ad uno specialista in cui abbia fiducia, magari in ambito ospedaliero/universitario che completi la valutazione del suo quadro clinico senza dare risposte interlocutorie o frammentarie.