DOMANDA
Gent. Dottore,
mio figlio ha quasi 14 anni, non ha per niente un buon rapporto con il padre (mio marito) il quale purtroppo ha sempre vissuto i figli (ne abbiamo un’altra di 16 anni)come un “impiccio”. Non ha mai passato del tempo con loro, i ragazzi hanno come punto di riferimento solo me ed hanno un dialogo solo con me. Anche mio marito non ha avuto un buon rapporto con suo padre e ciò lo ha fatto diventare molto aggressivo e rabbioso. Ora sta succedendo la stessa cosa ma è mio figlio che è aggressivo e rabbioso. Ha qualcosa dentro di sè che non va bene, ieri è arrivato a dirmi: mamma non ce la faccio più, papà deve andare via per un pò !Strilla sempre, qualsiasi cosa debba dire. Il rapporto tra me e mio marito è in crisi da circa 2 anni ed io non ho il coraggio di dire basta per paura che i ragazzi possano soffrire ma a questo punto mi domando (soprettutto dopo aver sentito mio figlio dire quelle parole ieri)se non sia meglio anche per loro separarmi, forse loro vivrebbero in un clima più sereno anche se invece di essere in 4 resteremo solo noi tre. Per me è importantissimo capire questo. Sto facendo del male in modo peggiore ai miei figli restando con mio marito?
RISPOSTA
Gentilissima,
la mia opinione è la seguente.
Il comportamento di suo marito, in gergo tecnico, si definisce “trasmissione intergenerazionale dei processi di attaccamento”. In pratica, da quanto lei scrive, ha appreso i suoi modi di fare dai suoi genitori e ora, anche se non ne ha piena coscienza, ripete quello che ha appreso, purtroppo, nel corso della sua vita di genitore. In sostanza, è come se una parte importantissima di lui è rimasta “bambina”, mentre il resto è “adulto” (età, responsabilità, ecc.).
Cosa fare?
Prima di tutto, anche con l’aiuto di figure specialistiche (mediatori familiari, terapeuti della coppia o altre), la possibilità di dare a suo marito l’opportunità di rendersi conto della situazione in cui (secondo me) malgrado lui stesso, si trova.
In secondo luogo, intervenire anche sul suo giovanissimo figlio di 14 anni, anche in questo caso eventualmente con l’aiuto di figure specializzate come sopra, perché capisca che suo padre è quella persona: buona o cattiva, ma è solo quello. Un padre è sempre un padre e non potrà mai essere rimpiazzato da nessuno. Quindi, anche se è poco più di un bambino, capire che il padre ha bisogno del suo aiuto. E, se riuscirà ad aiutare il padre, sarà un bene anche e soprattutto per lui e la sua vita (attuale e futura).
In terzo luogo, ma solo dopo avere realmente esplorato nei fatti queste possibilità, fare presente con dolcezza, ma anche con fermezza, a suo marito che le vostre strade si sono separate e quindi lei e sua figlia e suo figlio, vivrete da soli la vostra storia familiare senza di lui. Le faccio i miei più sinceri e caldi auguri per la sua vita e quella dei suoi figli (anche di suo marito) Luigi Aprile