Algodistofia post artroscopia caviglia

    DOMANDA

    Salve, ho 35 anni e a maggio 2015 ho subito un trauma distorsivo alla caviglia SX in inversione ad alto impatto (caduta da parete in arrampicata)
    Dopo 1 mese di aircast e PRICE ho finalmente eseguito una RMN che evidenziava versamento articolare, non lesioni ai legamenti ma un corpo mobile nell’articolazione tibio-astragalica, oltre a edema della spongiosa di astragalo e tibia, nessuna sofferenza cartilaginea.
    Dopo 5 mesi di terapia conservativa mi è stata proposta artroscopia per debriding e rimozione corpo mobile.
    Intervento eseguito a novembre con esiti devastanti: per un mese ecchimosi in tutta la gamba e il piede, edema importante, articolarità scarsa e dolore urente a riposo peggiorato dal carico. Ho tenuto due stampelle per 3 settimane, poi una poi nulla, dopo un mese camminavo con fastidio ma nn male.
    Ho fatto RMN di controllo a 9 settimane dall’artroscopia, vi è descritto abbondante versamento intraarticolare e edema della spongiosa astragalo e tibia aumentato (!)

    Io sto bene, cammino bene, no dolore, ovviamente i movimenti “estremi” mi sono ancora preclusi. Sul collo del piede persiste una tumefazione dolente e duro elastica.
    L’aspetto della caviglia è ancora tumefatto, e a più di due mesi non riesco a dorsifkettere 2 e 3 dito.
    Nel centro dove faccio tecar c’è un ortopedico che mi ha ribadito la necessità di fare clodronato con una posologia che a me sembra “strong”: 200 mg i.m. ogni 4 gg,
    Inoltre lo stesso ortopedico mi propone insistentemente acido ialuronico intrarticolare.
    Il mio principale dubbio è se posso caricare, e se si cosa posso fare (camminare? Bici? Nuoto? Trekking?)
    Quale terapia è opportuno aggiungere? Magnetoterapia?
    Grazie per la risposta che mi vorra dare

    RISPOSTA

    La presenza di edema midollare alla RMN non identifica automaticamente la presenza di una sindrome algodistrofica, potendo avere numerose cause (circa una trentina) tra cui l’evento traumatico (compreso quello chirurgico).

    Da come mi descrive il quadro clinico, mancano alcume caratteristiche fondamentali che tendono ad essere una costante in corso di Algodistrofia (p.es. il dolore).

    Penso che una graduale e progressiva ripresa del carico possa chiarire nell’immediato futuro la strategia migliore per gestire il suo problema.

    Massimo Varenna

    Massimo Varenna

    ESPERTO IN ALGODISTROFIA. Responsabile del centro per la diagnosi e il trattamento delle patologie osteometaboliche dell’istituto Gaetano Pini di Milano. Nato a Varallo (Vercelli) nel 1959, si è laureato in medicina all’Università di Milano nel 1984 e si è specializzato in reumatologia nel 1988. È professore a contratto presso la scuola di specializzazione in ortopedia […]
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