DOMANDA
Salve,
ho 40 anni e fin da quando ne avevo 20 soffro di disturbi intestinali che mi hanno sempre fatto pensare alla sindrome del colon irritabile: gonfiore, meteorismo, stitichezza, difficoltà digestive… Qualche anno fa (2010), insospettita dal fatto che questi sintomi erano molto accentuati dopo l’assunzione di pane/pasta/pizza, mi sottoposi alle analisi del sangue specifiche per la celiachia, ma diedero risultato negativo.
L’estate scorsa (luglio 2015) il mio medico mi suggerì di provare a diminuire l’assunzione di glutine (sospettando una gluten sensitivity). Da allora ho cominciato a stare notevolmente meglio. L’idea era quella di ridurre progressivamente il glutine fino a non assumerlo più per qualche mese, per poi reintrodurlo gradualmente e vedere gli effetti. Questa “reintroduzione” però mi sta dando problemi… ogni volta che provo a mangiare anche solo una fetta di pane o qualche boccone di pasta avviene la stessa cosa: già dopo una mezza giornata comincio ad avvertire sintomi come gonfiore, rumori intestinali, bolle d’aria e dolore soprattutto alla parte destra del colon… per un paio di giorni ho una forte stitichezza… poi feci dure e caprine con muco… Tornando a non assumere glutine, questi sintomi scompaiono e l’intestino torna regolare.
A questo punto mi chiedo come devo procedere: continuo a insistere nel reintrodurre gradualmente il glutine oppure è meglio ripetere il test per la celiachia? Dopo 7-8 mesi di alimentazione senza glutine, per non avere risultati falsati, devo tornare ad assumere glutine? Per quanto tempo? E in quali quantità?
Spero tanto possiate indirizzarmi… io non so più cosa fare.
Grazie mille in anticipo per la vostra attenzione.
RISPOSTA
Gentile Signora,
la sensibilità al glutine è una sindrome caratterizzata da una serie di sintomi intestinali (gonfiore, dolore addominale, diarrea o stipsi o alvo alterno) ed extra-intestinali (cefalea, stanchezza cronica, dermatiti, dolori articolari/muscolari di tipo fibromialgico, reflusso gastroesofageo, afte del cavo orale, formicolio delle estremità, ansia, depressione) che migliorano sensibilmente con la sospensione dell’assunzione di glutine. La prima cosa da fare in presenza di questi sintomi è rivolgersi ad centro di riferimento con esperienza nella patologia da glutine per sottoporsi al percorso diagnostico corretto. Prima di tutto va esclusa una diagnosi sia di celiachia (non solo con i test sierologici per celiachia ma anche, se clinicamente opportuno, con la biopsia duodenale in corso di gastroscopia) che di allergia al grano (mediante Prick test e Rast IgE). Poi vanno eseguiti quei pochi esami utili per confermare il sospetto di sensibilità al glutine, quali gli anticorpi antigliadina nativa (AGA) igG ed IgA, la calprotectina fecale ed i test di assorbimento. Dopo avere effettuato tutti questi esami lo specialista confermerà iil sospetto di sensibilità al glutine e predisporrà un periodo di dieta aglutinata con registrazione del miglioramento dei sintomi, seguito da un challenge con glutine in cui verrà documentato il peggioramento della sintomatologia. Questo iter diagnostico può avere una ulteriore conferma sul piano scientifico con un trial in doppio cieco con placebo, metodica peraltro di difficile attuazione sul paino pratico. Mi sembra che da questa mia spiegazione lei possa comprendere che il mio consiglio è di ricominciare tutto daccapo, affidandosi ad uno specialista della materia in grado di studiare correttamente questa sindrome.
Cordiali saluti.
Prof. Umberto volta
DIMEC Università di Bologna
Board Società Europea per lo Studio della Celiachia
Board Scientifico Associazione Italiana Celiachia (AIC)