Dipendenza affettiva e delusione d’ amore

    DOMANDA

    Buongiorno dottore,
    mia figlia di 25 anni appena compiuti, dopo 5 anni è stata lasciata dal ragazzo e dopo 5 mesi ancora non si da pace…anzi peggio, perché basta un suo sms, anche di un semplice “auguri”  che vive ancora con la speranza che lui possa ritornare.
    Non riesce ad accettare e passa giorno e notte a pensare a lui, non riuscendo più a vivere, non riesce a concentrarsi all’università, non dorme, non mangia e rinuncia ad uscire..Il tono dell’umore è sempre peggio e sono moto preoccupata!
    Mi chiede aiuto, pero’ rifiuta il colloquio del psicologo, perché tanto non gli porta indietro il suo Lorenzo, cosi’ dice.

    Anche io, 5 anni fa, ho avuto lo stesso sconforto.. dopo un decesso della madre e dopo 2 mesi, una scoperta di extra relaz.ne di 2 anni, dopo 26 anni di matrimonio…una voragine di dolore paragonabile ad un altro lutto.
    Mesi di terapia psicologica, ma sono stata costretta ad una visita psichiatrica, per lo stesso disagio e avere un equilibrio x sopravvivere, dove mi è stato consigliato da prima citalopram,….poi cipralex e carbolithium.

    La mia domanda è questa? la differenza di Citalopram e Cipralex qual è ?
    Quale mi consiglia più adatta x mia figlia senza spendere altri soldi di psichiatria e psicologo?, ma soprattutto perché è necessario intervenire al più presto!

    Le confesso che sto’ pensando di avere bisogno anche io di sostegno, perché a forza di sentire mia figlia tutti i giorni e vedere il suo volto, mi ha rinnovato il trauma ed i dolore di tanta sofferenza gratuita!
    La prego di rispondermi..
    grazie, sono molto preoccupata che la cosa possa degenerare!

    RISPOSTA

    Buongiorno Signora,

    vado al sodo: la differenza che c’è tra un farmaco e l’altro è data dalla molecola che contengono ovvero il principio attivo che nel primo caso è il citalopram effettie nel secondo un suo derivato più recente che si chiama escitalopram. Il secondo è stato commercializzato più di recente e possiede una azione più selettiva sui recettori serotoninergici, oltre che una presunta maggiore rapidità di azione.

    Detto questo credo utile che non si avventuri in un intervento “fai da te” ma che si consulti con uno specialista e che soprattutto convinca sua figlia ad un colloquio. Credo lei possa riuscire a farlo, come madre e come persona che ha provato queste situazioni sulla sua pelle.

    Cordiali saluti

     

    Federico Baranzini

    Federico Baranzini

    Federico Baranzini

    Esperto in dipendenze patologiche, farmacoterapia e disturbi depressivi nella terza età e nei disturbi di personalità Classe 1973, milanese di adozione, si è laureato in Medicina nel 1999 e ha conseguito la Specializzazione in Psichiatria e Psicoterapia nel 2004 presso l’Università degli Studi dell’Insubria di Varese. Ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Psico-Farmacologia Clinica […]
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