Modalità di contagio hiv

    DOMANDA

    Gentile dottore,
    avrei una curiosità relativa all’inattivazione di Hiv fuori dal corpo, se per sbaglio viene utilizzato un rasoio di un altra persona per più di una volta e non risciacquato per la fretta se dopo mezz’ora il rasoio non è ancora asciutto e tra le lame ci sono tracce di sangue misto ad acqua quindi non visibili potrebbe ancora infettare e se c’è rischio se ci si fa qualche taglietto e quindi si viene a contatto con goccioline di acqua insanguinata?dopo mezz’ora il virus sarebbe ancora infettivo se si trova tra le lame quindi in un ambiente un po più protetto?
    Al numero verde Aids mi hanno detto che non c’è rischio neanche se viene usato immediatamente perché è un oggetto ma se succede più di una volta sarebbe comunque un comportamento igienicamente scorretto ma non a rischio Hiv?
    grazie

    RISPOSTA

    Gent. lettore/lettrice, le confermo che il virus HIV ha scarsissima sopravvivenza nell’ambiente esterno, al contrario di altri virus (es. HBV). Bisognerebbe distinguere, però, se il virus viene a contatto con l’aria o rimane in un ambiente ricco di sangue (es. siringa piena di sangue di una persona HIV infetta). Nel caso che il virus venga esposto all’aria, la sopravvivenza sembra essere di pochi secondi. La sopravvivenza, però, è certamente più lunga in ambiente ricco di sangue (vedi siringa piena di sangue infetto).  Comunque, non vi sono dati certi sul tempo di sopravvivenza, nei vari liquidi organici al di fuori dell’organismo, esposto all’aria oppure no, e su vari oggetti o superfici a contatto . E’ quasi certo che, dopo mezz’ora, su di una lametta, anche se all’interno di piccole ed invisibili tracce di sangue, l’HIV possa essere già inattivo da molti minuti. Però il discorso da fare è un altro. E’ assolutamente sconsigliato, anche in ambito familiare, avere così poca attenzione all’igiene personale e dei conviventi. Dovunque vi siano tracce ematiche, ovvero su lamette, spazzolini da denti, forbicine per unghie ecc., vi è possibilità che si annidi un virus ancora attivo e contagiante. Tenga presente che in tale modo si sono trasmessi e si trasmettono, in ambito familiare, i virus epatitici B e C, creando vaste zone geografiche di endemia di queste importanti infezioni acute e croniche. Tali zone endemiche si sono ridotte nel corso degli ultimi due decenni, per quanto riguarda soprattutto il virus HBV (epatite B), solo per l’introduzione della vaccinazione obbligatoria, che si pratica insieme alle altre vaccinazioni obbligatorie dell’infanzia, secondo il protocollo ideato da Marcello Piazza. Quindi, attenzione! Più che calcolare i secondi o i minuti di sopravvivenza dei vari virus, io direi che bisogna assolutamente evitare, nell’ambito della coppia o dei nuclei familiari, alcuni comportamenti e consuetudini assolutamente non igieniche.

     

    Nicola Abrescia

    Nicola Abrescia

    Direttore della struttura complessa di malattie infettive e Aids donne dell’ospedale Cotugno di Napoli. Nato a Salerno nel 1947, si è laureato in medicina nel 1974 e si è specializzato in malattie infettive nel 1977. È docente di clinica delle malattie infettive alla facoltà di medicina dell’Università Federico II di Napoli.
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