DOMANDA
eg. Dott. Magnavita,
lavoro da poco in un’azienda che produce etichette adesive che vengono tagliate al laser. Mi chiedevo se questo tipo di lavorazione può arrecare danni alla salute. L’impianto di aspirazione è presente, ma non abbiamo le schede tecniche di tutti i materiali che vengono utilizzati, e mi preoccupa che i fumi liberati possano essere nocivi, soprattutto nel caso di una gravidanza.
Grazie
RISPOSTA
E’ molto difficile rispondere in modo esaustivo senza una diretta conoscenza dell’ambiente di lavoro. In linea di massima si può ipotizzare che il lavoro di taglio etichette possa determinare alcuni tipi di rischi per i lavoratori: di tipo fisico, legati alla luce laser o alla postura che il lavoratore deve assumere nel corso dell’attività lavorativa e agli eventuali movimenti ripetitivi o alla movimentazione di carichi; e di tipo chimico, conseguenti alla emissione di prodotti nel corso delle operazioni di taglio. Per quest’ultimo aspetto, la lettura delle schede tecniche dei prodotti-base può essere di scarso aiuto, perché tale scheda indica, correttamente, solo i problemi legati al prodotto e non quelli che possono derivare dalla degradazione termica del prodotto stesso. La luce laser agisce su un substrato che potrebbe essere di natura diversa (carta, plastica) ed è comunque colorato e adesivizzato. Si tratta quindi di un insieme complesso. Nella termo-degradazione di un insieme di sostanze chimiche si producono altri composti, molto diversi da quelli di partenza. La composizione dei fumi e quindi la potenziale nocività, variano in funzione della temperatura di combustione. La presenza di un impianto di aspirazione è testimonianza del fatto che i responsabili dell’azienda hanno previsto la possibilità di un danno e messo in atto una misura di prevenzione. Occorrerà naturalmente verificare periodicamente l’efficienza dell’impianto e assicurarsi che non siano rilasciati nell’ambiente prodotti chimici.
Per quanto riguarda l’argomento specifico della nocività in gravidanza, si deve ricordare che in Italia leggi molto antiche e molto migliori di quelle degli altri paesi sviluppati prevedono in gravidanza una tutela assoluta. Dall’inizio del concepimento la donna non può essere esposta a nessun rischio chimico, fisico, biologico o psicosociale. Questo significa che ogni azienda, e quindi anche quella in cui lavora la lettrice, deve elaborare e mettere in atto una procedura specifica per le donne che consenta l’allontanamento dai rischi professionali durante tutta la durata della gravidanza. Questa procedura dovrebbe essere a conoscenza di tutti i lavoratori (soprattutto delle lavoratrici). Se lei non ne è al corrente, consulti in merito il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.