DOMANDA
Gentilissimo Dottore,
dopo riscontro ecografico casuale di un nodulo tiroideo solido 13×14 mm (isoecogeno, localizzato nel lobo destro e dotato di vascolarizzazione prevalentemente periferica ma con alcuni evidenti spots intralesionali) mi è stato consigliato l’ago aspirato eco-guidato da cui è risultato un campione di tipo TIR3. A seguito della ripetizione dello stesso esame, l’esito si è confermato TIR3 con il seguente dettaglio: “Abbondante cellularità composta da tireociti ossifili in aggregati e lembi, talora con nuclei voluminosi e pleomorfi. I reperti possono configurare una proliferazione follicolare ossifila e si suggerisce pertanto di considerare la necessità di una verifica istologica.”
Aggiungo che sono donna di 44 anni e che i miei esami tiroidei sono nella norma (TSH:1,92; FT3:2,97; FT4:10,1;Tireoglobulina:35,6; anticorpi negativi).
In base a questo quadro, l’endocrinologo ha prescritto la visita chirurgica con l’obiettivo di rimuovere l’intera tiroide, visto il rischio che la categoria TIR3 comporta.
Le vorrei quindi chiedere se in un caso come il mio sia utile integrare altri dati per discriminare la natura benigna/ maligna del nodulo o se un monitoraggio stretto nel tempo possa indirizzare alla terapia più idonea. Non ho timori per l’intervento, ma mi dispiacerebbe rimuovere un organo sano senza aver tentato tutte le opzioni.
La ringrazio in anticipo per la consulenza.
Cordiali saluti.
RISPOSTA
Gentile lettrice,
esistono altri sistemi per meglio caratterizzare il rischio di malignità, quali ad esempio analisi immunocitochimiche, utilizzate di routine nei grandi centri che si occupano di tiroide. Inoltre da ormai da quasi un anno la categoria Tir 3 è stata suddivisa in Tir 3A ( lesione follicolare a basso rischio di malignità ) o Tir3B ( lesione follicolare ad alto rischio di malignità). Le suddette puntualizzazioni possono aiutare medico e paziente nella scelta di un intervento chirurgico.
Cordialmente
Prof. Alfredo Pontecorvi