Carenza di ferro e apporto proteico

    DOMANDA

    Gentile dottore,
    ho due bambine di 6 e 28 mesi. Sto cercando di rendere il loro regime dietetico il più equilibrato possibile. Mi sta particolarmente a cuore il tema del fabbisogno proteico e a assunzione di ferro biodisponibile. Le classiche diete consigliate dai suoi colleghi, che indicano a settimana, 40 g circa di carne 3/4 volte, 50/60 g di pesce, 1/2 uova, 1/2 formaggi, 1 salumi, 3 legumi, etc…ovviamente associati a verdure frutta e cereali, latte e yogurt, seppur varie, non superano di molto le indicazioni dei larn? Secondo quesito: facendo i conti dei mg di ferro assunti nella dieta, come fare ad arrivare ai 7/11 mg consigliati, senza eccedere con le fonti proteiche, soprattutto animali? Ho provato a fare i calcoli ma pur considerando il ferro derivante da fonti vegetali (con aggiunta di vitamina C x favorire l’assorbimento) si dovrebbero proporre ai bambini quantità di cibo che comporterebbero il superamento delle indicazioni nutrizionali consigliate.
    Ringrazio per l’attenzione
    Mara

    RISPOSTA

    Gentile mamma Mara, mi complimento innanzitutto per l’estrema attenzione con cui segue l’alimentazione delle sue bimbe, la invito soltanto a non esagerare nell’attenzione, poiché il passaggio all’ossessione per la salubrità a tavola può anch’essa inevitabilmente portare ad errori. Tenga conto per prima cosa che un perfetto equilibrio nutrizionale all’interno del singolo pasto resta certamente un obiettivo auspicabile, ma tutti i nutrizionisti, pediatrici e dell’adulto, si sono resi conto ormai da tempo che si tratta anche di un obiettivo difficilmente raggiungibile; meglio concentrarsi su un equilibrio nutrizionale giornaliero o addirittura settimanale, confidando soprattutto nel fatto che la varietà degli alimenti compensi gli errori presenti nel singolo pasto o gli squilibri del singolo cibo.

    Per le proteine, è vero che le quote stabilite dai nuovi LARN sono decisamente più contenute rispetto al passato. E’ anche vero, però, che in più punti del testo esplicativo che li accompagna si sottolinea come tali livelli dovrebbero essere raggiunti da tutti, al fine di garantire un corretto stato di nutrizione, ma possono essere individualmente superati. Il problema che si pone è sul “quanto” superarli, ed è un problema che tocca particolarmente il bambino nei primi due anni di vita, quando si ritiene che un eccesso proteico potrebbe contribuire al futuro sviluppo di sovrappeso/obesità, anche se, peraltro, mancano dati definitivi in merito. La conclusione cui siamo attualmente ma provvisoriamente pervenuti è che non si superi in nessun caso il 15% di energia da proteine, nel bambino piccolo, il che peraltro è già più del doppio di quanto indicato nei PRI. Personalmente concordo con questa visione e mi permetto di osservare che le quote che lei indica per le sue figlie (40 g di carne e 50-60 di pesce) sono comunque un po’ elevate: scendere di 10 g in ciascuna tipologia, a mio avviso, non sarebbe male. Attenzione poi con le altre fonti proteiche: mezzo uovo è più che sufficiente, soprattutto nella più piccola delle due, e molti formaggi hanno quote proteiche superiori al 20%, il che implica che i loro quantitativi devono essere ancora inferiori a quelli della carne.

    C’è poi il problema del ferro. Ma è un problema già noto da molto tempo, anche se indubbiamente l’innalzamento dei livelli proposto dai nuovi LARN lo rende ancora più importante. L’OMS sostiene fin dalla fine degli anni ’80 (quasi 40 anni fa, quando ancora non conoscevamo molte delle implicazioni connesse ad una carenza di questo fondamentale minerale!) che nell’alimentazione della prima infanzia è necessaria una supplementazione di ferro, poiché voler rispettare le indicazioni nutrizionali con il solo uso della carne porterebbe alla proposta di quantitativi che la stessa OMS definisce “eccessivi ed improponibili”. Il problema allora diventa un altro: come supplementare questo ferro? Sempre l’OMS suggeriva, già al tempo, di usare cereali e loro derivati (es.: pasta, biscotti, cereali da colazione) arricchiti in ferro. Splendida proposta, peccato che in Italia siano molto pochi i prodotti di quel genere arricchiti in ferro, e tutti appartenenti alla categoria generale del baby food, cioè degli alimenti per l’infanzia. Questa è, tra l’altro, una delle ragioni, per cui molti tra noi pediatri nutrizionisti proponiamo che si utilizzino almeno i cosiddetti latti di crescita: avranno alcuni svantaggi, di cui lei è sicuramente a conoscenza, ma per lo meno assicurano quote più basse di proteine e una buona sorgente di ferro (di cui sono arricchiti) senza penalizzare gli apporti di calcio. Tutto quanto per il resto lei sta facendo – complimenti soprattutto per l’utilizzo del limone come condimento alle verdure, al fine di aumentare l’assorbimento del ferro non-eme – va assolutamente bene, ma un piccolo ulteriore aiuto sarà, credo, comunque necessario. Un cordiale saluto e buona crescita alle sue bimbe, Prof. Andrea Vania, Pediatra Nutrizionista.

    Andrea Vania

    Andrea Vania

    ESPERTO IN NUTRIZIONE PEDIATRICA. Prof. Andrea Vania, specialista in Pediatria con quarantennale esperienza in alimentazione in età pediatrica (0-20 anni) e in adolescentologia. Già Responsabile del Centro di Dietologia e Nutrizione Pediatrica del Policlinico Umberto I – Sapienza Università di Roma
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